Quando, il 2 giugno 1979, papa Giovanni Paolo II atterrò all'aeroporto di Cracovia, tutto il paese era in trepidante attesa. Quando, sceso dall'aereo, si chinò a baciare la terra, suonarono le campane di tutta la Polonia. Milioni di polacchi si assieparono lungo le strade per salutare la macchina del Vescovo di Roma. Si chiese, nell'omelia in piazza della Vittoria, perché un polacco fosse stato chiamato al soglio pontificio; si chiese se la Polonia non avesse, in quei tempi, una particolare responsabilità nel testimoniare la fede; se lì, in terra polacca, bisognasse andare per rileggere la testimonianza della Croce di Cristo e della sua Risurrezione. Chiese, infine, a tutto il popolo fedele, i polacchi sarebbero stati capaci di onorare il loro compito.
Giovanni Paolo II seminava su un terreno fertile. La Chiesa polacca, temprata dal fuoco delle persecuzioni, fu coraggiosa e fedele nella sua perseverante testimonianza del Cristo e della dignità dell'uomo. Essa nascondeva nel suo seno una sapienza sconosciuta al partito comunista, e cioè che
[...] l’uomo non è capace di comprendere se stesso fino in fondo senza il Cristo. Non può capire né chi è, né qual è la sua vera dignità, né quale sia la sua vocazione, né il destino finale. Non può capire tutto ciò senza il Cristo. E perciò non si può escludere Cristo dalla storia dell’uomo in qualsiasi parte del globo, e su qualsiasi longitudine e latitudine geografica.
L’esclusione di Cristo dalla storia dell’uomo è un atto contro l’uomo. Senza di lui non è possibile capire la storia della Polonia, e soprattutto la storia degli uomini che sono passati e passano per questa terra. Storia degli uomini. La storia della Nazione è soprattutto storia degli uomini. E la storia di ogni uomo si svolge in Gesù Cristo. In lui diventa storia della salvezza.
I polacchi onorarono il loro mandato. Nel 1980 iniziarono gli scioperi guidati dal sindacato cattolico Solidarnosc nei cantieri navali di Danzica. Dieci anni dopo il generale Jaruzelski si dimetteva e veniva eletto presidente Lech Walesa. La Polonia era diventata una democrazia, in forte crescita economica. Nel 1999 entrò nella NATO, nel 2004 nell'UE.
Ai polacchi spettano ora sono altre le sfide, lucidamente delineate da Giovanni Paolo II:
[...] se tutta la massa delle risorse e delle potenzialità, messe a disposizione dell'uomo, non è retta da un intendimento morale e da un orientamento verso il vero bene del genere umano, si ritorce facilmente contro di lui per opprimerlo.
Accanto alle miserie del sottosviluppo, che non possono essere tollerate, ci troviamo di fronte a una sorta di supersviluppo, egualmente inammissibile, perché, come il primo, è contrario al bene e alla felicità autentica. Tale supersviluppo, infatti, consistente nell'eccessiva disponibilità di ogni tipo di beni materiali in favore di alcune fasce sociali, rende facilmente gli uomini schiavi del «possesso» e del godimento immediato, senza altro orizzonte che la moltiplicazione o la continua sostituzione delle cose, che già si posseggono, con altre ancora più perfette.
É la cosiddetta civiltà dei «consumi», o consumismo, che comporta tanti «scarti» e «rifiuti».
Tutti noi tocchiamo con mano i tristi effetti di questa cieca sottomissione al puro consumo: prima di tutto, una forma di materialismo crasso, e al tempo stesso una radicale insoddisfazione, perché si comprende subito che -se non si è premuniti contro il dilagare dei messaggi pubblicitari e l'offerta incessante e tentatrice dei prodotti -quanto più si possiede tanto più si desidera mentre le aspirazioni più profonde restano insoddisfatte e forse anche soffocate.
Oggi pregheremo all'Arca per l'intercessione di san Domenico e di san Giovanni Paolo II a favore della Polonia e dei frati domenicani polacchi, affinché, ancora una volta, nel mutato contesto politico e sociale, sappiano testimoniare il Cristo e la dignità dell'uomo.
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