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8 febbraio 2015

La pazienza di Dio e l'invito alla conversione

Questa parabola di Gesù ci presenta il tema della pazienza di Dio come invito alla conversione per l'uomo. 
Disse [Gesù] anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?” Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai”» (Lc 13, 6-9).
Vediamo i protagonisti della parabola: il padrone della vigna è Dio Padre; il vignaiolo è Gesù Cristo, il mediatore tra Dio e gli uomini; la vigna è il mondo o anche, nel caso dei fedeli, la Chiesa; il fico è ogni uomo.

Dio viene a cercare frutti nel fico e non ne trova; ma, su invito del vignaiolo, lascia ad esso ancora un anno, a differenza di un altro fico, quello maledetto qualche giorno prima della sua passione da Cristo perché pieno di foglie ma privo di frutti, che in breve si seccò. A questo fico è concesso un altro anno, l'anno di grazia e di remissione predetto dal profeta Isaia e promulgato da Cristo, quell'oggi in cui ascoltare la voce del Signore e non indurire il proprio cuore. Questo anno corrisponde alla vita di ciascun uomo, che è il tempo in cui Dio pazienta perché ognuno possa portare frutti.

C'è dunque una pazienza di Dio, di cui la Bibbia ci parla numerose volte: Egli è stato paziente con Israele, tante volte infedele a Lui; è stato paziente con i pagani, che non Lo adoravano, tutti volti agli idoli; è paziente con ognuno di noi nella nostra vita. Nella sua pazienza Dio non resta inoperoso, non guarda incurante l'affaticarsi – e, talvolta, lo smarrirsi – dell'uomo; piuttosto lo aiuta e lo sostiene (“gli zapperò attorno e gli metterò il concime”).  Ma a questa pazienza di Dio deve corrispondere la conversione dell'uomo e il suo portare frutti di opere buone. Lungi dall'essere un motivo per adagiarsi nei propri peccati – perché se Dio è paziente posso prendermela comoda –, la pazienza di Dio è in se stessa un motivo di conversione e di pentimento per l'uomo: essa, infatti, deriva dall'infinito amore di Dio per noi e non c'è nessun uomo che non veda come sia triste offendere un Dio che tanto lo ama e tante volte lo perdona.

Ci conceda, dunque, Dio, paziente e misericordioso, un rinnovamento del cuore e una sincera conversione, per portare buoni frutti, per la nostra salvezza e, sopra tutto, per la maggiore sua gloria. Così sia!

                                       Fra Michele Pari o.p.

1 commento:

  1. Questa parabola di Gesù, principalmente rivolta alla sinagoga, è comunque un generale avvertimento per tutti i cristiani, non bisogna assolutamente abusare della bontà e della longanimità del Signore che si aspetta da tutti i battezzati frutti degni di tale privilegio. Il Vero Dio è un Dio d'Amore, ma soprattutto di Giustizia. Ad majorem Dei gloriam

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