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21 febbraio 2010

IX-X. L'ordine democratico

Fra Silvestro, commentando i miei commenti alla lettera all'ordine di fra Umberto di Romans, mi diceva che era venuto il momento di parlare della differenza tra gesuiti e domenicani in fatto di obbedienza. Aveva ragione. Infatti, se i gesuiti sono chiamati ad ubbidire "perinde ac cadaver", cioè come corpi privi di volontà, i domenicani pongono un limite ben chiaro alla loro obbedienza: nemmeno per obbedienza bisogna fare il male.

Umberto ricorda che, anche nell'obbedire, bisogna rispettare le gerarchie e quindi ricorda ai suoi confratelli che bisogna ubbidire a lui medesimo - in qualità di maestro generale - prima che a priori o provinciali. Però, siccome "il vero boss" non è Al Capone (e nemmeno il generale dei domenicani), ma Dio in persona, è Lui che bisogna seguire in ultima istanza. Qualunque cosa vada contro la Sua volontà va evitata accuratamente, fosse anche il papa ad ordinarcela.


Comunque, se il sogno di
ogni maestro generale è di avere dei frati docili come quelli descritti da Umberto, il sogno di ogni frate domenicano è di avere maestri generali altrettanto obbedienti. Infatti ogni generale dei Predicatori, oltre a Dio e al papa, deve seguire le decisioni dei capitoli dell'ordine. Una caratteristica domenicana è, infatti, la democraticità delle sue strutture di governo. Pare addirittura che perfino i padri costituenti degli Stati Uniti abbiano preso ispirazione dalla costituzione dell'ordine per scrivere la loro. Ogni carica, dal priore al generale, è elettiva e la sovranità ultima risiede nelle assemblee dei rappresentanti dell'ordine (chiamate capitoli). Il capitolo generale è quello che riunisce rappresentanti dell'ordine da tutto il mondo ed elegge il maestro generale, che è obbligato a rispettarne le indicazioni.

I capitoli si tengono ogni 3 anni e si distinguono tra loro a seconda di chi vi partecipa. C'è il capitolo dei "definitori", a cui partecipano dei frati delegati per elezioni dalle comunità locali. Dopo 3 anni c'è il capitolo dei provinciali, a cui partecipano i maestri di ogni provincia domenicana. Infine, dopo altri 3 anni, c'è il capitolo generale, a cui partecipano provinciali e definitori. La stessa struttura di governo si ripete a livello di provincia. Le decisioni importanti vengono prese da più capitoli successivi, proprio come le leggi politiche devono essere approvate da camera e senato.


Ho scritto anche troppo. La parola a Umberto:



IX. Fratelli, la vostra obbedienza sia tanto spontanea da compiere gli ordini senza discussioni ritenendo, al vostro riguardo, di non valere una cippa. Infatti, mettendoci a giudicare le intenzioni di chi ci dà un ordine, ci apparecchiamo da soli una lotta interiore. Ed è per questo che chi si mette a questionare le ragioni -che ignora- di un ordine, si ficca in un labirinto di errori. Certo è che così il merito dell'obbedienza perde di purezza, giacchè si ritiene, con l'occhio della presunzione, che il superiore dia ordini stupidi. In verità, anche se il superiore talvolta vi ordina cose, che a vostro giudizio non sono esattamente utilissime, ciò non deve assolutamente spingervi a disobbedire. Infatti, anche se quello vi avesse dato un comando idiota, in nessun modo voi sbagliereste nell'ubbidire, a meno che non vi ordini qualcosa che va contro Dio.

Se, infatti, le cose che fate per obbedienza non sono sempre utili al convento, comunque sono sempre utili a voi. A che cosa servì, infatti, che uno dei padri del deserto seguisse l'ordine di irrigare, per lungo tempo uno stelo arido, se non che questo, crescendo rigoglioso, dimostrò la virtù dell'obbedienza e il merito di chi obbedisce?

Davvero, il culmine dell'obbedienza è chi si rende deficiente agli occhi di questo mondo: non disquisendo nulla né valutando alcunchè di ciò che è stato comandato, ma, con molta semplicità e fiducia, ritenendo utile e saggio ciò che gli ha prescritto la legge di Dio o la valutazione del suo superiore. E se, in questo modo, ci saremo svuotati dello spirito nostro, verremo ricolmati di quello di Dio. Osservate come ogni creatura obbedisca al suo Creatore senza discussione, al punto che Lui può farne qualunque cosa piaccia alla sua maestà. Da questo esempio ci viene chiaramente insegnato a non opporsi mai ai nostri superiori con la disubbedienza, adempiendo con spontaneità agli ordini.

X. Nondimeno, bisogna che l'obbedienza sia ordinata, affinchè, nel caso in cui il suo ordine gerarchico venga sovvertito, non si corrompa conseguentemente anche il frutto dell'obbendienza. Quindi, non scordiamoci che, come la nostra ragione deve essere sottoposta al Creatore, così la volontà lo deve essere alla ragione e le passioni alla volontà. Infatti, quando le passioni sono recalcitranti nei confronti della volontà, o la volontà lo è nei confronti della ragione o la ragione verso il Creatore, allora nell'anima si perde la corretta gerarchia della sottomissione. E allora, secondo il giusto giudizio divino, ciò che è a noi sottoposto ci si rivolta contro quando noi (dal canto nostro) non obbediamo ai nostri superiori.

Anche nell'obbedire, quindi, bisogna rispettare la gerarchia, considerando i diversi gradi dei superiori, affinchè, in qualche modo, sia data la precedenza a quelli maggiori rispetto a quelli minori. Infatti, se due superiori ordinano due cose opposte, bisogna ubbidire in ogni modo a quello maggiore. Quindi, siccome Dio è il nostro superiore assoluto, bisogna ignorare bellamente gli ordini degli uomini, quando ordinano qualcosa contro Dio. Bisogna, infatti, come dice Pietro (At 5) obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.

E' chiaro quindi che non dobbiamo mai compiere il male per obbedienza, mentre per essa è possibile ragionevolmente rinunciare, talvolta, a compiere delle opere buone. Sappiate infatti che la vita contemplativa sopravanza sotto molti aspetti quella attiva. Tuttavia, quando un religioso è trascinato dall'una all'altra, ciò che trascura a causa di un ordine, viene compensato, nell'insieme dei meriti, dalla virtù dell'obbedienza.

Continua qui.

4 commenti:

  1. Bellissime riflessioni!!!
    Grazie di cuore, molto utili per la "mia" Quaresima... ^__^

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  2. spero di non aver scritto dei gran sfondoni...

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  3. eheheheh tranquillo Luca R. a volte si va avanti proprio "sfondando" ^__^
    battute a parte il tema dell'obbedienza è davvero di grande attualità e credo che proprio frugando alle radici di questa virtù che sta alla base (come pilastro) di una Fondazione importante come è quella di un Ordine religioso, proprio qui possiamo comprenderne l'autentico valore e l'autentico significato...

    Confesso che mi ha sempre affascinata il senso DEMOCRATICO alla base dell'Ordine Domenicano con il fondere insieme l'importanza dell'obbedienza...

    Oggi per "democrazia" si intende l'agire in libertà per la quale l'obbedienza è diventata una sorta di CATENA :-( mentre al contrario è proprio la vera obbedienza che ci fa "liberi"...

    Grazie davvero per queste perle che ci doni!
    ^__^

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  4. lo sfondone, alla fine, lo avevo scritto. Ecco quello che ci scrive p. Giacomo:
    Mi permetto di osservare, a proposito di obbedienza, che la Compagnia di Gesù non prevede una falsa obbedienza,come quella descritta, ma una obbedienza autentica, come lo è quella nostra. Ci sono differenze tra le nostre Costituzioni e quelle dei Gesuiti, ma non bisogna esagerare. Loro sono in comunione con noi, nella stessa Chiesa.

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