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28 febbraio 2010

XI-XII. Troppi rospi (?)

Quando un giovane entra in un ordine religioso, spesso cerca una vita radicale: scelte forti, controcorrente: liturgia d'antan (per alcuni), sandali anche nella neve (per altri), il vangelo senza se e senza ma (per tutti). La fregatura è che spesso questa smania di radicalismo è romanticismo e poco più: rivoluzione da pantofolai... Quando si tratta di essere radicali per le cose noiose, banali e poco cool, ecco che si smorza la sfregola! eccome si smorza!

Due miei amici mi raccontavano spesso di un ragazzo, poco più vecchio di loro, che avevano conosciuto. Un giorno ha lasciato la ragazza e la città e si è fatto francescano. Loro mi raccontavano di come si arrampicava in montagna senza paura, saltava i crepacci con disinvoltura, appena guardava dove metteva i piedi: questa è la fiducia nell'Amore di Dio, spiegava.

Poco prima che partissi i miei due amici mi hanno raccontato ancora di lui: aveva lasciato (beneauguranti, i miei amici...). Troppi rospi da ingoiare, aveva detto. E mentre pensavo a quanto poco radicalmente evangelico mi avrebbe reso il vino a tavola, mi è venuto un sospetto: che la cosa davvero da "duri e puri" è ingoiare rospi. Poi ho scoperto Umberto di Romans, e mi ha fatto sentire un pivello in fatto di rivoluzione (beh, Umberto di Romans farebbe mangiare la polvere anche a Gino Strada): non solo bisogna ingoiare rospi, ma bisogna farlo pure con gioia!

Acciderbolina. Speriamo almeno che siano piccoli (i rospi).


XI. Dopodiché dovete sapere che non bisogna fare mai nulla tenendo il muso o controvoglia (2Cor. 9). Infatti un'obbedienza gioiosa rallegra il superiore che comanda, allevia la fatica di obbedire e, per di più, rasserena la coscienza. Davvero: se qualcuno ubbidisce tutto mogio, fa come Simone Cireneo che ha portato la croce per forza (Mt 27). Il carro non lubrificato cigola sotto il suo bagaglio. Lo stesso vale per chi esegue un ordine tutto depresso: si dimostra privo dell'unzione dello Spirito Santo. Al contrario, chi non rifiuta nel cuore l'onere imposto, nè mostra segno di disappunto, solleva - come Andrea - la croce allegramente.

Ci sono alcuni che fanno di cuore cose anche faticose, purchè siano quelle che piacciono loro. Altri intraprendono con seriosità anche le cose facili, per la sola ragione che sono state imposte. Ciò è sicuramente dovuto alle abilità persuasive del diavolo: ci rende gravoso ciò in cui, evidentemente, c'è maggior merito, mentre si fa in quattro per farci sembrare piacevole ciò che riconosce essere meno utile alla nostra salvezza.

XII. Per obbedienza bisogna fare le cose difficili più che quelle facili. L'obbedienza è sicuramente preziosa quando riguarda ciò che è piacevole (e comunque, non perchè sia piacevole, ma perchè è imposto). Ma ancora più prezioso, più dell'oro e del topazio, è obbedire a ciò che non ci garba. In questo caso - benchè le nostre passioni a volte mormoreggino - la ragione è sempre preparata, come lo era Cristo che, sebbene chiedesse che gli venisse tolto il calice della passione, tuttavia aveva sottomesso la sua volontà al Padre (Mt 26). Nel rendere meritoria l'obbedienza, fratelli miei, insieme alla prontezza della volontà, vale molto anche il disagio che uno si accolla.

Quando abbracciamo la vita religiosa, muoriamo al mondo e, in qualche modo, siamo seppelliti alle attività terrene. Ecco perchè, in virtù dell'obbedienza, mortifichiamo continuamente la nostra volontà: per guadagnarci di vivere sempre in colui che per obbedienza ha versato il suo sangue.

Quindi non sognatevi mai di rispondere ad un ordine di un superiore con un "non possiamo" o un "non sappiamo", quando conosco gente al vostro pari, anzi perfino più scarsa di voi, che ha tentato, in virtù dell'obbedienza, anche cose impossibili secondo il giudizio umano. Infatti, Dio onnipotente dona la forza al corpo, quando una volontà, che ferve di obbedire, dà una mano all'intelligenza. Così uno dei Padri santi, eseguendo, al di là di ogni speranza, un comando di un superiore, ha mosso - grazie ad una forza non sua, ma divina - un macigno (dalle Vite dei Padri del deserto).

Da queste prove potrete intuire che il discernimento è proprio dell'obbedienza anche se - in qualche modo - è priva di discernimento, al punto che qualcuno in virtù dell'obbedienza tenti imprese che a volte, agli occhi del mondo, sembrano fuori di testa. Ed è qui che l'obbediente canta vittoria (Pro 21): la volontà, che si piega naturalmente verso le comodità, vincolata dall'obbedienza si piega anche verso le scomodità.

Continua qui.

2 commenti:

  1. Accipicchia. Leggo, medito, stampo e condivido su FB. Grazie per la lettura spirituale.

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  2. Caro Luca R. a me piace associare o accostare la dinamica della vocazione religiosa alla vocazione matrimoniale, in fondo sono due Sacramenti paralleli, indispensabili giacchè il matrimonio è alimentato dal sacerdozio e il sacerdozio si alimenta anche di nuove vocazioni provenienti dalle Famiglie ^__^

    Bella la scena dell'arrampicata...e dei rospo da ingoiare...^__^
    il matrimonio appare simile, all'inizio sembra il Paradiso è tutto rose e fiori, i crepacci sembrano un invito come ad una escursione in alta montagna....poi, quando la vita a due comincia a far emergere L'OBBEDIENZA ALLA VOCAZIONE INTRAPRESA, ecco che s'addensano le nubi...

    L'indipendenza raggiunta: perchè metterla nelle mani di un altro? perchè OBBEDIRE?
    Ma anche nella vita matrimoniale se non rimettiamo le nostre vite l'una nell'altro, difficilmente si potrà procedere per lo stesso cammino...
    Quanti rospi che si devono ingoiare, quanti ne abbiamo ingoiati!! ^__^
    eppure, quanta vera libertà proviene dall'obbedienza è indescrivibile...

    L'obbedienza pura è la vera virtù che ci rende davvero LIBERI di poterci dedicare ad altro, l'obbedienza ci libera spesse volte da incombenze alle quali una sola testa è limitata ed incapace di risolvere...parlo naturalmente dell'obbedienza pura e santa, non quella alle cattive soluzioni...^__^

    Ed è proprio vero: dall'obbedienza proviene il sano discernimento proprio perchè in essa viene EDUCATO il nostro orgoglio, viene misurato il nostro egocentrismo e davvero SI LAVORA IN COMUNITA' ED IN COMUNIONE...senza l'obbedienza verrebbe meno anche il senso ecclesiale, ma anche il senso FAMILIARE, verrebbe meno quel nucleo fondamentale che da vita alla vita stessa per un progetto "non mio" ma di DIO...
    ^__^

    Belle meditazioni! davvero indovinate per questo tempo!

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