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5 aprile 2010

XXI-XXII. L'amplesso

Dopo aver affrontato ubbidienza e povertà, Umberto di Romans, nella sua lettera ai frati domenicani, incomincia a discutere il voto di castità. Lo fa parlando di nozze, letti, amplessi, abbracci... insomma con un vocabolario e un immaginario tutt'altro che pruriginoso, inusuale per un tema come questo.

La castità, dice Umberto, ci prepara all'incontro con Dio.
Confesso che ci ho pensato molto bene, alla castità, prima di entrare in convento. L'ubbidienza, in fin dei conti, è una grande incognita, ho sempre vissuto semplicemente e la povertà religiosa non mi preoccupa più di tanto, ma la castità... è roba seria. L'intimità fisica e spirituale con un'altra persona è troppo costitutiva della vita di un uomo, troppo importante, troppo bella per abbandonarla senza pensarci sopra settanta volte sette.

Io ho incominciato a farlo e penso che Umberto abbia ragione. Innanzitutto è un miracolo nascosto. Veramente, accostarsi ad una persona senza ambizioni di possesso è fare esperienza della grazia. Rimane un buco nel cuore - certo - che pretende di essere riempito. E' questo, e lo dice anche Umberto, l'alcova in cui viene a riposarsi Dio in persona. La castità è mettere Dio radicalmente al centro del proprio corpo. Sembra una scelta di automortificazione e invece no. In dote c'è addirittura la felicità...


XXI. Dobbiamo abbracciare, come una delle virtù religiose, anche la castità. Essa ci rende adatti alla visione di Dio che trascende la natura, e ci rende conformi agli angeli. E' lei che rende l'anima una sposa fedele di Cristo, che insegna un canto nuovo a chi segue l'Agnello (Ap 14), e ci avvicina a Dio. Uniti con tali nozze, di cui il letto nuziale è la purezza di cuore, le carezze sono la grazia, i figli le opere buone, la dote la felicità eterna. O quanto regali sono quelle nozze, dove l'anima si congiunge a Cristo per amore, dove la sua sinistra, viene messa, come ricompensa, sotto la nostra testa a sorreggere la nostra debolezza, e la sua desta, come premio, ci abbraccia!

XXII. La castità è l'abito nuziale, con il quale saremo vestiti quando ci siederemo al convivio del Sommo Re. Chi non avrà questo vestito di bisso, verrà buttato fuori dalle nozze eterna (Mt 22). Guardate come erano imbarazzati i servi di Davide, a cui i vestiti vennero strappati fino alle natiche (2 Re 10), poichè quelli che ora si spogliano del nobile rivestimento della continenza saranno troppo imbarazzati presso l'Altissimo. E' degno di ogni lode vivere nella carne oltre la carne, ed essere tra le spine e non sentirne gli aculei, come le salamandre, che non bruciano nel fuoco, e i pesci che immersi nell'acqua non affogano, o come il grano che non soffoca nella zizzania. Questo è un miracolo! infatti estirpare dalla propria carne il combustibile della passione è un miracolo maggiore, che scacciare demoni e febbri dai corpi.

1 commento:

  1. Mi vengono a mente le parole degli apostoli in Matteo 19 quando, dopo che Gesù aveva spiegato chiaramente l'indossulibilità del matrimonio, essi gli dicono: "Signore! se le cose stanno così, è meglio non sposarsi!!"
    ^__^
    Queste parole mi hanno fatto sempre riflettere molto perchè Gesù non risponde loro di aver capito male, anzi, quasi rafforzando in loro quanto avevano compreso, parla allora di quel farsi eunuchi per il regno dei cieli e conclude dicendo: ma non tutti lo comprendono!

    In un altra occasione nella descrizione della parusia e degli ultimi tempi, Gesù arriva fin anche a dire che si invidieranno coloro che "non hanno allattato"....quasi a sottolineare che la vera gioia, il vero bene, il tutto non sta neppure nei figli, non sta nell'amore carnale, ma che esiste un appagamento ben più alto e superiore che i Santi hanno saputo grandemente descrivere....pensiamo infatti come esempio,a santa Teresa d'Avila...

    Nella mia esperienza più vado avanti e più mi rendo conto che il fulcro dell'amplesso, la maggior soddisfazione è quando tutta la mia famiglia si ritrova unanime a parlare di Dio...ciò accade raramente, ma in quelle rarità la mia piccola estasi si scioglie d'incanto come una lode interminabile donandomi una profonda soddisfazione interiore, un appagamento che mi rammenta quella promessa del Cristo del centuplo che già possiamo assaporare da qui, sulla terra...
    Sono momenti rari è vero, ma ci sono, ognuno di noi può farne l'esperienza diretta...per questo invito sempre amici sacerdoti o frati a non banalizzare nè a nascondere l'immensa GRAZIA che il Signore ha donato loro con la chiamata alla vocazione religiosa perchè con essa è davvero più privilegiata l'esperienza non semplicemente mistica, ma che con la mistica l'amplesso che si vive in questa forma di celibato si riversa PER GRAZIA anche sugli sposi, sulle Famiglie a loro affidate...
    Celibato non è castrazione, non è reprimere, ma riversare in LUI il vero senso del piacere, anzi, è da LUI (Amore puro e vero) che parte quella spinta alla ricerca di un piacere che ci soddisfi per l'eternità, a cominciare da qui, sulla terra con il vivere quel farsi eunuchi per raggiungere un amplesso più vero, più appagante, più pieno!
    Non a caso anche nel Matrimonio vige il senso di castità...con la quale, se ben percepita e vissuta, il vero amplesso sta nella riuscita della Famiglia, nella sua unità, nelle sue battaglie combattute insieme per un piacere che va ben oltre gli interessi terreni e che duri davvero eternamente!
    ^__^

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