Se penso al Cile, la prima cosa che solletica la mia memoria è il mitico 1+8 sulle spalle del grande attaccante interista Ivàn Luis Zamorano. Una stretta al mio povero cuore nerazzurro che ricorda ancora quel bel gesto di cavalleria di “Bam Bam”, questo il suo soprannome, di lasciare il numero 9 al “fenomeno” Ronaldo. Fosse nato qualche secolo prima sarebbe sicuramente stato un guerriero Mapuche, intento a combattere con i conquistadores in quello splendido territorio che oggi è chiamato Cile.
Spigolando qua e là sulla rete scopro che “Chile” è una parola quechua, l'antico idioma degli Incas, che significa "là dove finisce la terra". Un antica leggenda narra che Dio, dopo aver creato il mondo, con la terra avanzata plasmò il Cile. In effetti il Cile ha un conformazione geografica particolare: è un paese largo poco più di 180 Km ma lungo circa 4500 Km, partendo da Arica al confine col Perù, giù fino a Cabo de Hornos, passando per la Patagonia, lo stretto di Magellano e la Terra del fuoco, fino al territorio cileno antartico. Chissà se Zamorano sa che i suoi antenati Mapuche vennero in contatto anche con dei frati bianco vestiti provenienti dall’Europa che, per la prima volta, parlarono loro di Cristo!
Come studentato italiano porteremo dunque nella preghiera i nostri fratelli cileni dinanzi all’Arca del nostro Santo Padre Domenico e chissà che, tra le tante richieste e suppliche, questo mio buon vecchio, e sofferente!, cuore nerazzurro non chieda al Signore di portare sulla sponda interista del Naviglio un altro Zamorano, che aiuti la Beneamata a vincere qualche partita in più! Pardon, peccati giovanili…
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