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27 aprile 2015

Spettacolo di fede e di amore


Nel terzo prefazio dedicato alla Beata Vergine Maria, la liturgia proclama che la Madre di Dio “assunta alla gloria del Cielo, accompagna con materno amore la Chiesa e la protegge nel cammino verso la patria, fino al giorno glorioso del Signore”.  Forti di questa certezza, i fedeli, hanno da sempre riconosciuto in Maria la stella della loro speranza e non hanno esitato ad affidare alle sue dolci premure l’intera loro esistenza.
Fin dal periodo medievale nel mese di maggio di ogni anno, il popolo di Dio venera in modo particolare la Madre di Dio contemplando la sua mirabile grandezza e onorandola elevando verso di lei l’omaggio della sua preghiera e della sua venerazione. Si realizza in questo modo un commovente spettacolo di fede e di amore, ricco di frutti spirituali,  sempre apprezzato ed incoraggiato dalla Santa Chiesa.

Alle speciali devozioni mariane del mese di maggio il beato Papa Paolo VI ha dedicato la seconda Lettera Enciclica del suo Pontificato promulgata cinquanta anni orsono, il 29 aprile, con il titolo “Mense Maio”. Si tratta di un documento molto breve composto da appena quattordici paragrafi e privo di una suddivisione in capitoli, oggigiorno poco conosciuto e, forse, ritenuto in qualche modo superato.
Nella felice ricorrenza del mezzo secolo dalla sua pubblicazione può essere utile ed importante volgere nuovamente l’attenzione a questo documento magisteriale per poterne riascoltare il messaggio ancora attuale in questo nostro tempo.
Nella parte iniziale della Lettera Enciclica il Romano Pontefice sottolinea con grande chiarezza il fine ultimo e più autentico del mese mariano: La Vergine Santa “è pur sempre strada che conduce a Cristo. Ogni incontro con lei non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso.” Onorare ed invocare Maria significa necessariamente cercare in lei, con lei e per lei il Figlio di Dio verso il quale gli uomini “hanno il dovere e sentono senza tregua il bisogno di rivolgersi, come a porto di salvezza e come a fonte trascendente di vita”,
Forte di questa convinzione e seguendo l’esempio di un grande numero di suoi predecessori, il Santo Padre sollecita l’intero orbe cattolico ad elevare, durante questo speciale periodo di tempo, copiose e fiduciose preghiere al cuore della Beata Vergine, affidando alla sua potente intercessione alcune intenzioni  particolari ed urgenti che, se considerate con attenzione, ancora non hanno perduto la loro rilevanza.

Paolo VI invita anzitutto ad affidare a Maria Santissima, da poco proclamata Madre della Chiesa, lo svolgimento e la conclusione del Concilio Ecumenico vaticano II, “avvenimento grande che pone alla Chiesa l’enorme problema del suo conveniente aggiornamento e dalla cui felice riuscita dipenderà per lungo tempo l’avvenire della sposa di Cristo e la sorte di tante anime”.
  A distanza di poche mesi dal cinquantesimo anniversario della chiusura di questa grande assise conciliare non è difficile comprendere l’importanza di questa accorato appello di Paolo VI mediante cui egli sottolinea il dovere morale per ogni cattolico, ancor oggi sussistente, di sostenere con la preghiera la vita e la missione della Chiesa.
In questo senso, il Successore di Pietro ricorda che al termine dei lavori del Concilio “seguirà poi la fase non meno importante dell’attuazione pratica delle decisioni conciliari, ed essa richiederà altresì lo sforzo congiunto del clero e dei fedeli, affinchè i semi gettati durante il concilio possano arrivare alla loro effettiva e benefica esplicazione”.  Rivolgendo oggi uno sguardo onesto e trasparente sulla realtà risulta impossibile non rendersi conto di come questo auspicio pronunciato dal Pontefice cinquanta anni orsono non sia ancora completamente realizzato. Nell’ormai prossimo mese di maggio può essere quanto mai buono e proficuo implorare dalla Regina del Cielo la grazia di lavorare affinchè, come ebbe a dire il Papa Benedetto XVI in uno degli ultimi interventi del suo luminoso Pontificato, “il vero concilio, con la sua forza dello Spirito Santo, si realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa”.

La seconda realtà per la quale Paolo VI sollecita la preghiera del popolo di Dio è la situazione internazionale dell’epoca che, proprio come oggi, appare oscura ed incerta a causa di azioni che spesso dimenticano il carattere sacro ed inviolabile della vita umana come pure la morale ed i costumi di un popolo civile. Elevando con risolutezza la sua voce in difesa della dignità umana e della civiltà cristiana, deplorando gli atti di guerriglia e di terrorismo il Sommo Pontefice esorta ad invocare insistentemente la pace che prima ancora di essere un prodotto umano “è anche e soprattutto un dono di Dio”. Infatti essa “scende da cielo e regnerà realmente fra gli uomini quando finalmente avremo meritato che ci sia concessa dall’onnipotente Dio, il quale, al pari della felicità e delle sorti dei popoli tiene nelle sue mani anche i cuori degli uomini”.
Le notizie che oggigiorno giungono quotidianamente da ogni angolo della terra rendono drammaticamente giovani le parole scritte dal Beato Paolo VI ed energicamente ribadite dai suoi successori. Senza cedere allo sconforto accogliamo l’invito che giunge dall’Enciclica “Mense Maio” ed impegniamoci in queste settimane di grazia ad invocare l’intercessione della Vergine Maria anche attraverso la preghiera del Rosario a lei tanto cara, per mezzo di cui, come ricorda il documento papale ,“i fedeli sono in grado di attuare nella maniera più soave ed efficace il comando del Divino maestro: chiedete e vi sarà dato; bussate e vi sarà aperto”. La Vergine Santa “che ha conosciuto le pene e le tribolazioni di quaggiù, la fatica del quotidiano lavoro, i disagi e le tristezze della povertà, i dolori del Calvario” rimarrà sempre dalla nostra parte e sarà per ogni uomo fontana vivace di speranza.
 

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