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23 aprile 2015

Dalle Fiandre al Congo

L'Ordine dei Predicatori è un ordine missionario - forse il primo nella storia della Chiesa ad essere pensato programmaticamente come tale. Domenico, nel 1200, mandò i suoi frati in tutta Europa ad annunciare il vangelo e a fondare conventi. I domenicani si diffusero rapidamente e presto si strutturarono in provincie, insiemi di conventi in aree adiacenti, linguisticamente e culturalmente affini. Nacquero così, dal primo gruppo di frati inviati da Domenico, le provincie di Tolosa, Spagna, Italia, Ungheria, Germania, Inghilterra, Boemia, Croazia, Portogallo e così via.

Presto furono le provincie stesse che si assunsero la responsabilità di esportare l'Ordine dei Predicatori dove ancora non era conosciuto, spesso accompagnando le missioni militari e di conquista dei paesi d'origine o in ragione di buoni rapporti diplomatici. I frati spagnoli attraversarono l'oceano a bordo delle navi dei conquistadores; i piemontesi, dopo la guerra di Crimea, andarono ad abitare l'antico convento del quartiere genovese di Costantinopoli; gli inglesi finirono in America settentrionale, nei Caraibi e in Africa orientale. La provincia delle Fiandre, per la quale pregheremo oggi all'Arca di san Domenico, partecipò alla drammatica vicenda coloniale congolese.

Partirono in 5, il 17 gennaio 1912, dal porto di Anversa per installarsi nella regione dello Uele, ai confini con il Sudan e l'Uganda, ed evangelizzare le popolazioni indigene, per le quali, da ormai 30 anni, era scoppiato l'inferno della violenta e rapace colonizzazione belga. Nel 1885, infatti il Congo intero era divenuto proprietà personale del re Leopoldo, il quale non si fece alcuno scrupolo nello sfruttare le risorse naturali congolesi. Tra i 5 e i 10 milioni di congolesi furono sacrificati in nome dell'estrazione della gomma, dell'avorio, della costruzione della ferrovia che doveva giungere a Kinshasa. 

Dall'arrivo degli europei il Congo non ha più conosciuto la pace. Il fantasma della crudeltà belga ancora riemerge dal passato per esercitare la sua furia distruttrice. Così è per la divisione di classe, e non etnica, tra hutu e tutsi, inventata per dividere e comandare. Così è per la pratica di mutilare con il machete le mani dei nemici sconfitti, imposta ai congolesi cui erano state affidate delle armi da fuoco, per poter contare quante pallottole erano state sparate: tante le mani, quante le pallottole. Così è per lo stato che nacque con la decolonizzazione, privo di infrastrutture, medici, ingegneri, scuole. La violenza ha toccato anche i nostri confratelli, quando, nel 1964, 22 domenicani fiamminghi furono uccisi da un gruppo di guerriglieri.

Il 23 novembre 2014, solennità di Cristo Re, 50 anni dopo il martirio dei 22, il maestro dell'Ordine, Bruno Cadoré, ha celebrato la Santa Messa nella chiesa di Nostra Signora del Rosario. Attorno a fra Bruno c'erano il Socio per l'Africa, p. Gabriel Samba, figlio della provincia congolese, e i provinciali delle Fiandre, del Belgio del sud e della Francia. P. Jean Baptiste Dianda ha proclamato il Vangelo in Lingala. Nella sua omelia, p. Bruno ha ricordato che il regno di cui ci parla il Vangelo è un regno di pace.

Il nostro unico signore Gesù Cristo, per l'intercessione di Maria, Regina della Pace, e di Domenico, nostro padre nella vita religiosa, voglia che i frati predicatori, nella loro colorata molteplicità di lingue e culture, come nella loro profonda unità di vita e di amore, siano sempre un segno di riconciliazione fra i popoli e una autentica profezia di pace.









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