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4 giugno 2015

La Carità: amore di Dio e del prossimo

 

In un noto passo del vangelo di Matteo, il Signore Gesù, come divino maestro, consegna i due precetti gemelli (così li chiama sant’Agostino: “gemina praecepta”) della carità: l’amore di Dio e l’amore del prossimo.

I farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”. Gli rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. Mt( 23,34-40)

L’amore di Dio, innanzitutto. Gesù non dice semplicemente che Dio va amato; aggiunge tre note che rendono questo amore “totale”: Egli va amato con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, cioè con tutte le proprie facoltà, intellettive e affettive. Significa orientare a Dio ogni nostro pensiero, di ogni nostro affetto e di ogni nostra azione. Qui mi viene in mente quanto si diceva di san Domenico, che parlava sempre con Dio o di Dio.
 

Ma già san Paolo aveva detto che ogni cosa che facciamo dobbiamo farla per Dio, mediante Gesù Cristo. Questo significa che ogni amore che l’uomo vuole vivere, per essere veramente perfetto, deve essere orientato a Dio: dove tutto deve essere rivolto a Dio, non rimane spazio per qualcosa che resti al di fuori. So che sono parole impegnative, ma le ha dette Gesù, non le dico io. Del resto questo amore non è un prodotto dello sforzo di volontà dell’uomo, ma è un dono di Dio: è Dio stesso che ci dona di amarLo come Lui vuole. E la Bibbia e le vite dei santi ci mostrano quali meraviglie la forza dell’amor di Dio possa produrre nell’uomo.
 
E’questo amore che ha spinto Abramo fuori della sua terra, della sua famiglia e dei suoi amici per andare verso il luogo – ignoto! – dove Dio lo chiamava; è questo amore che ha portato Mosè a rifiutare le gioie della casa del faraone per farsi servo coi suoi fratelli e condurli verso la libertà, è questo amore che ha portato i profeti a rischiare la vita – e spesso a perderla – per annunciare la parola di Dio.
E’ questo amore che, nella pienezza dei tempi, ha mosso Maria a dire quel “sì” che avrebbe cambiato per sempre la sua vita e la storia; è questo amore, infine, che ha portato uomini e donne a rinunciare alle ricchezze, ai regni, ad avere una discendenza secondo la carne, per donarsi totalmente a Dio nel chiuso di un monastero, o addirittura a rinunciare alla propria vita per non rinnegare Colui che amavano più di sé stessi.
 
 

L’amor di Dio, dunque, innanzitutto. Ma esso si accompagna sempre a un altro amore, che, lungi dal limitarlo, ne è invece una magnifica espressione: l’amore del prossimo. Dico che ne è una magnifica espressione perché l’amore del prossimo di cui qui si parla non è l’amore basato sulla naturale simpatia, o sui favori ricevuti, ma quello basato sullo stesso amore per Dio. Si ama, cioè, il prossimo, perché ciò dà gusto a Dio, perché Dio vuole che lo amiamo, e perché si vede nel prossimo un’immagine di Dio e di Cristo Stesso.
 
 
 
Se lasciamo spazio al soprannaturale amore del prossimo nella nostra vita, allora essa sarà meravigliosamente trasformata: all’arroganza subentrerà la mitezza, alla prepotenza la mansuetudine, alle parole cattive parole buone, di edificazione, al giudizio del fratello la misericordia e l’aiuto, alla ricerca del proprio comodo la pratica del servizio, al perseguimento dei propri interessi di parte la ricerca sincera del bene comune, al rancore il perdono, in una parola alla chiusura su se stessi subentrerà l’apertura verso l’altro.
Ci doni Iddio, per intercessione di Maria Santissima, a cui guardiamo come modello al termine di questo mese di maggio, di sentire e vivere tutto ciò!

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