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2 giugno 2015

Europa, chi sei?

 
 
In un’epoca come quella che viviamo, soggetta a rapidi cambiamenti, i discorsi sull’Europa non hanno perso la loro attualità, ma al contrario, sembrano poter far conto su sempre nuove energie vitali capaci di renderli presenti nei più svariati ambiti della realtà. Sulla base di questo presupposto difficilmente contestabile, può essere quanto mai utile domandarsi ancora una volta: cosa è l’Europa?

Nel cercare una risposta per questo interrogativo, solo in apparenza banale e scontato, non è possibile limitarsi ad offrire semplici ed inadeguati riferimenti geografici, peraltro ancor oggi al centro di accese discussioni.

Neppure è corretto confondere l’Europa con l’Unione Europea o altri organismi istituzionali, tutto sommato particolarmente recenti e originali all’interno di un continente per secoli martoriato da conflitti e divisioni tra le diverse nazioni che lo compongono.

La “questione europea” è stata più volte affrontata dall’allora Cardinale Joseph Ratzinger, poi papa Benedetto XVI. Alcuni suoi interventi in proposito sono stati raccolti in un breve libro dal titolo “Europa, i suoi fondamenti oggi e domani”, pubblicato dalla casa editrice San Paolo nei primi mesi del 2005.
Secondo il grande teologo bavarese, l’Europa deve essere considerata essenzialmente come un concetto storico e culturale.
 

Un attento sguardo ai secoli precedenti può aiutarci a comprendere come non solo il continente europeo abbia fatto la storia, ma anche come esso sia stato fatto dalla storia. Grandi avvenimenti del passato, come la caduta dell’Impero Romano, la scoperta dell’America, la riforma protestante, le rivoluzioni , il pensiero illuminista, le guerre mondiali hanno contribuito ad influenzare l’idea stessa di Europa e, in modo particolare, la sua cultura che ha sempre rivestito un ruolo di preminenza nel mondo.
 
Oggi è facile sentir parlare di crisi della cultura europea e persino di dissoluzione progressiva ed inevitabile del concetto di Europa. Come è possibile questo? Quali ragioni si pongono alla base di queste pesanti affermazioni?
È necessario riconoscere che la cultura europea è sempre più distante dalle sue origini. Questo a causa di diversi fattori che, guardando al pensiero del cardinale Ratzinger sono riassumibili in tre grandi problemi.

Anzitutto, nel corso degli anni si è vista la progressiva eliminazione di ogni tradizione etica e spirituale a vantaggio della sola razionalità etica e secolare con le sue possibilità. Questo ha portato a considerare l’uomo non più come il fine ultimo ( e quindi, in un certo senso sacro) delle decisioni, bensì come materiale di esperimento per raggiungere fini, almeno apparentemente, più alti.
 
È evidente che una tale concezione della realtà si discosta in modo impressionante dalla tradizione cristiana, fulcro dell’intera cultura europea, che del resto è stata dimenticata e messa da parte in modo sempre più evidente e talora violento nel corso della storia recente. Secondo il cardinale Ratzinger, questo atteggiamento tradisce gravemente l’idea stessa dei padri fondatori dell’Europa unita i quali consideravano l’eredità cristiana, seppur non confessionale, il nucleo dell’eredità storica europea e non vedevano in esso un contrasto con il pensiero illuminista, il quale, peraltro, faceva riferimento a Dio.

A questo riguardo occorre tenere ben presente che, storicamente, il progressivo abbandono della religione cristiana ha prodotto nei paesi europei che hanno promosso questo degli effetti catastrofici. In Germania il crollo del cristianesimo di stato prussiano ha creato un vuoto colmato solo con l’avvento di una dittatura le cui terribili conseguenze tutti ben conosciamo.
 

In ambito diametralmente opposto, ma non per questo meno deprecabile, l’affermazione del comunismo e delle sue dittature ha contribuito in modo significativo alla caduta di alcuni principi morali fondamentali all’interno come all’esterno dei confini geografici europei. Questi due chiari esempi dovrebbero oggi condurre ad un impegno collettivo affinché simili tragedie non abbiano più a verificarsi.
 
Come non tenere presente, inoltre, che una delle più grandi potenze del mondo contemporaneo, come gli Stati Uniti d’America offre da sempre alla religione, specialmente cristiana e nella maggioranza cattolica, un significativo peso pubblico come forza pre e sovra politica?

L’identità culturale europea è dunque in crisi. A questa triste consapevolezza conseguono due diverse posizioni sottolineate dal cardinale Ratzinger nei primi anni duemila.
La prima, elaborata da Oswald Spengler può essere considerata una visione “biologicistica”: l’occidente e l’Europa sarebbero giunti alla loro epoca finale che corre inesorabilmente verso la morte di questo continente culturale, nonostante tutti i tentativi di scongiurare questo. Si impone il confronto con l’impero romano al tramonto: esso funzionava ancora come grande cornice storica, ma in pratica viveva già di quelli che dovevano dissolverlo poiché era privo di qualunque energia vitale.
 

A questa concezione, si contrappone una visione “volontaristica” promossa da Arnold Toynbee. Essa ammette la crisi affermando tuttavia che conoscendone le cause è possibile (e doveroso) indicare la via per la guarigione impegnandosi attivamente affinché la tesi biologicistica non diventi una triste ed irrimediabile realtà
 

Nello specifico, l’unica strada proposta è introdurre nuovamente il fattore religioso nella cultura.
Ratzinger privilegia questa seconda posizione e offre ripetutamente tre elementi morali fondamentali per la cultura europea che essa deve accogliere necessariamente per uscire dalla sua crisi e scongiurare ogni ulteriore e serio rischio.

Anzitutto, il valore e la dignità della persona umana devono essere nuovamente presentati in modo incondizionato come realtà che precedono qualunque giurisdizione statale. Essi non sono creati per legge, ma esistono per diritto proprio rinviando a Dio creatore.
 


È importante poi riconoscere come il matrimonio monogamico tra uomo e donna, come anche l’istituzione famigliare riflettano l’identità europea. Le altre unioni sarebbero una grande dissoluzione dell’immagine autentica dell’uomo, con gravi conseguenze.

Inoltre è necessario recuperare, garantire e valorizzare il rispetto verso Dio, verso il sacro e verso la fede delle persone. Spesso questo avviene per altre religioni, ma non per il cristianesimo, specie se cattolico, che è oggetto di non poche arbitrarie discriminazioni. La libertà di opinione deve essere sempre garantita, tuttavia si deve arrestare nel momento in cui distrugge l’onore e la dignità dell’altro.
 
In sintesi, è evidente che la cultura europea, tentando di aprirsi a valori a lei esterni, sembra non amare più se stessa. Della sua storia pare ricordare solo gli eventi più catastrofici e deprecabili, mentre non è più in grado di percepire e vivere ciò che è realmente grande e puro. Per poter sopravvivere, l’Europa ha bisogno di una nuova, certamente umile e critica, accettazione di se stessa.

 Facendo mio, con convinzione, questo pensiero del cardinale Ratzinger, avrei voluto concludere questo povero articolo sottolineando l’importanza e l’urgenza di un contributo attivo di tutti per la realizzazione di tale auspicio. Alla luce di alcuni tristi e preoccupanti avvenimenti delle scorse settimane, mi rendo conto dell’inutilità di una simile chiusura. Per cui, senza nulla di prefabbricato, lascio spazio alle uniche due parole che in questi giorni si presentano ripetutamente nel mio cuore e nella mia mente: Kyrie, eleison!
 

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