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30 luglio 2015

A Marsiglia: esperienze per una vita


Quando il 29 giugno scorso, non senza quel poco di apprensione che caratterizza ogni mio spostamento aereo, raggiungevo la città di Marsiglia, ero convinto di dare inizio ad una utile esperienza di approfondimento “in loco” della lingua francese, il cui studio, come da tempo desideravo, avevo iniziato a Bologna nel precedente mese di febbraio. In effetti coì è stato: il necessario confronto quotidiano con persone francofone mi ha sollecitato nella comprensione e nella comunicazione orale in questa bella lingua parlata oggigiorno da circa 280 milioni di persone, in oltre 75 paesi del mondo.
 
 
Grazie al corso intensivo di 20 ore frequentato presso la sezione marsigliese dell’Alliance Francaise, ente privato fondato nel 1883 da eminenti letterati francesi (tra cui spicca il celebre scrittore Jules Verne) con lo scopo di promuovere la cultura d’oltralpe nel mondo intero, ho potuto consolidare le competenze grammaticali che già avevo acquisito e ricevere utili consigli volti a raggiungere una sempre migliore padronanza della lingua.

 Tuttavia, già nei primi giorni ho capito che l’ambito linguistico era solo uno degli aspetti caratterizzanti la bella esperienza che stavo vivendo. Frequentando un corso di lingua collettivo sono stato per alcuni giorni parte di un gruppo di undici ragazzi provenienti da cinque diverse nazioni del mondo, ho potuto conoscere e confrontarmi con svariate culture in un piacevole clima di sostegno e interesse vicendevole.
 

Del resto, la pluralità di culture si presenta come un elemento caratterizzante di Marsiglia, come sottolinea il celebre scrittore Jean Claude Izzo nella sua opera “Casino Totale” quando definisce la sua città natale “un luogo dove chiunque, di qualsiasi colore, poteva scendere da una barca o da un treno, con la valigia in mano, senza un soldo in tasca, e mescolarsi al flusso degli altri”.
Probabilmente per questa ragione, o forse in virtù del grande complesso portuale che rende da secoli la città uno dei più rilevanti centri di commercio francesi, Marsiglia è spesso fatta oggetto di diversi luoghi comuni: città malfamata, pericolosa squallida, luogo da evitare per coloro che cercano tranquillità e bellezza.


 Ripensando alle mie passeggiate per il centro storico cittadino che mi hanno portato a visitare i suoi principali luoghi di interesse storico e culturale non ho potuto fare a meno di trovarmi in piena sintonia con le parole del sopracitato scrittore Jean Claude Izzo secondo cui questa città non è davvero luogo per turisti, ma molto di più. La sua bellezza infatti non può essere semplicemente fotografata; occorre piuttosto condividerla assaporando con libera curiosità e senza pregiudizi di sorta la vivacità mai frenetica del Vieux Port, percorrendo con attenzione l’articolato percorso del museo storico cittadino, godendo del contatto con la natura concedendosi una lunga passeggiata pomeridiana nelle Calanques, oppure raggiungendo dopo una breve navigazione panoramica la piccola isola d’If ove sorge l’omonimo castello reso famoso da Alexandre Dumas che al suo interno ambienta buona parte del suo grande romanzo “Il Conte di Montecristo”. Tutto questo e molto altro ancora ha contribuito, nel vicino 2013 a fare di Marsiglia, con buona ragione, la capitale europea della cultura.
 
 
Per un giovane frate domenicano questa singolare città francese riveste poi una particolare importanza dal momento che secondo una antica tradizione, storicamente comprovabile, il Vangelo fu qui predicato in primis da Maria Maddalena, quella giovane donna convertita alla sequela di Cristo che per prima ebbe il dono di incontrare il suo Signore Risorto e che l’Ordine dei Predicatori venera come sua compatrona e protettrice.

 
È stato per me fonte di gioia ed emozione poter sostare in preghiera nei luoghi in cui questa figura a noi tanto cara ha vissuto l’ultima parte della sua vita terrena come autorevole testimone della salvezza offerta a tutti gli uomini dal Signore Gesù crocifisso e vincitore della morte.

Il seme del Vangelo seminato dalla Maddalena non ha mancato di portare frutti abbondanti testimoniati dalla vita offerta per la fede da non pochi uomini e donne la cui vicenda è in qualche modo racchiusa nella  splendida basilica abbaziale di saint Victor fondata nel V secolo dal santo monaco Giovanni Cassiano sul luogo di sepoltura dei martiri cristiani del III secolo oggi venerati nella cripta sottostante.
Degna di una speciale menzione è poi la bella figura del vescovo Eugenio di Mazenod, canonizzato da San Giovanni Paolo II nel 1995. Negli anni del suo ministero episcopale sant’Eugenio si è distinto per la carità verso i più bisognosi e nello zelo per la cura pastorale della Arcidiocesi di Marsiglia dotata in quegli anni di una nuova cattedrale, di numerose chiese e di un seminario divenuto velocemente un modello per l’intera Francia. Il 21 maggio 1861, giorno della sua morte, egli lasciò agli Oblati di Maria Immacolata, famiglia religiosa da lui fondata e oggi presente in quasi settanta paesi del mondo, questo brevissimo, ma quanto mai espressivo testamento spirituale, sintesi di un’intera vita: “Tra di voi la Carità, la Carità, la Carità, e al di fuori lo zelo per le anime”.

In una città non certo esclusa dal rapido processo di secolarizzazione che sembra investire l’Europa ed il mondo intero ho potuto comunque fare esperienza della fede che ha ancora oggi anima gli abitanti di Marsiglia, visitando alcune realtà ecclesiali del luogo come la comunità caldea marsigliese sostenuta dalla collaborazione di alcuni frati domenicani  e la Maison Bernardette dove da alcuni anni un gruppo di famiglie sostenuta da non pochi giovani volontari si impegna, lungi da ogni banale attivismo, a testimoniare la propria fede anche attraverso la carità operosa in  uno dei quartieri più poveri e difficili della città


Su tutte queste realtà e sull’intera città veglia da oltre 800 anni la “Bonne Mere”, come è affettuosamente appellata la grande statua che posta in cima allo stupendo santuario di Notre Dame de la Garde che sorgendo sulla più alta collina di Marsiglia si presenta per ogni cittadino come segno di speciale protezione e, per chi come me giunge in città da fuori, come espressione di dolce accoglienza.


Durante i giorni del mio soggiorno a Marsiglia ho abitato presso il locale convento domenicani di Saint Lazare, che deve la sua origine (1862) alle mirabile opera di ristabilimento dell’Ordine dei Predicatori in Francia dopo le soppressioni del buio periodo rivoluzionario.


Proprio all’interno di questa comunità di confratelli ho fatto l’esperienza più bella, e a ben vedere  più utile, di questi giorni: quella dell’accoglienza fraterna tanto cara al nostro Santo Padre Domenico. Sono stato profondamente colpito dal clima di famigliarità che ho potuto respirare in convento, come pure dalla grande disponibilità che i frati hanno avuto nei miei confronti aiutandomi nelle incombenze logistiche e nell’apprendimento della lingua. Desidero in particolare sottolineare le diverse attività di apostolato in cui sono stato coinvolto e che mi hanno permesso di conoscere nuove e belle realtà delle Chiesa che è in Marsiglia, come anche le tanto gradevoli gite “fuori porta” della domenica pomeriggio in compagnia del frate novizio della Provincia di Tolosa che in questo convento particolarmente propizio, sta vivendo il suo cammino di discernimento e formazione.

 
Accanto alla vita fraterna merita una speciale menzione la bellezza della Liturgia conventuale, compito principale della nostra vocazione, autentica ed esemplare espressione della “nobile semplicità” invocata dalla Costituzione conciliare “Sacrosantum Concilium”, anche grazie alle composizioni musicali in polifonia realizzate per le celebrazioni da un frate, conosciute ed apprezzate ben oltre i confini della Provincia di Tolosa.


Sono profondamente grato per questa esperienza di vita autenticamente domenicana offertami dai miei confratelli marsigliesi, grazie anche alle disponibilità dei miei superiori della Provincia di San Domenico in Italia che ancora una volta hanno dimostrato concretamente la loro particolare cura nella formazione dei giovani frati. In questo modo ho potuto fare esperienza concreta di quella unione di anima e cuore, tanto auspicata dalle nostre Costituzioni, che dovrebbe sempre oltrepassare i confini dei singoli conventi per raggiungere la sua pienezza nella comunione con tutto l’Ordine.


A me ora il compito di far fruttare al massimo la bella e ricca esperienza marsigliese, nelle sue diverse espresioni, nel prosieguo del mio cammino di formazione sulle orme del Santo Padre Domenico.

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