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16 ottobre 2015

Tesori della terra e tesori del Cielo

 
Fin dai tempi più antichi, il possesso di denaro è stato una delle più grandi preoccupazioni di ogni uomo, consapevole di poter  così soddisfare alle proprie necessità più o meno essenziali.  Sulla base di questo, occorre rilevare che per la maggioranza delle persone i soldi sono  da considerare come un semplice bene di scambio il cui valore è pari a ciò che permettono di acquistare. Ci sono però nel mondo alcune migliaia di uomini e donne, e da alcuni anni mi trovo tra questi, per cui una moneta riveste un ruolo ben diverso e superiore al suo semplice potere di acquisto e che, forti di questa convinzione, sono disposti a spendere anche non poco denaro per poter possedere un solo conio, magari non più in circolazione da diversi secoli.

Le monete infatti, anche attraverso le immagini impresse su di loro da abili scultori, diventano testimonianza fedele della storia e della cultura di un popolo, rendendosi  autentiche maestre per coloro che le tengono in mano con occhio interessato e capace di attento stupore.
 
Guardando a questo con lo sguardo del credente, non posso non porre in  risalto come la coniazione di nuove monete sia stata facilmente e continui ad essere strumento di evangelizzazione e manifestazione della fede di  intere nazioni.  A titolo di esempio, si pensi ad alcune emissioni settecentesche dello Stato Pontificio recanti incise al rovescio frasi evangeliche volte a stimolare la carità verso i più poveri, oppure più recentemente, la bellissima moneta da 2 euro messa in circolazione dalla Slovacchia nel 2013, nonostante l’opposizione ideologica e palesemente anticristiana  di alcuni ambienti europei, per commemorare il 1150 anniversario della predicazione dei santi Cirillo e Metodio, oggi venerati come patroni del nostro continente.
 
Non è curioso, infine, che una delle più grandi potenze del mondo contemporaneo continui ad imprimere su tutte le sue banconote la tanto semplice ed espressiva frase “in God we trust”, noi crediamo in Dio?
Non possiamo peraltro ignorare come alcune immagini religiose presenti sulle monete siano state sovente oggetto di devozione personale, quasi come un “santino metallico”, tanto da essere incastonate in anelli preziosi ed altri gioielli.
Ricordo sempre con grande gratitudine ed ammirazione la bella ed originale iniziativa editoriale di un circolo numismatico dell’Italia centrale che ha pubblicato da alcuni anni un libretto per la recita del santo Rosario, illustrandolo con venti fotografie di monete raffiguranti  i diversi misteri contemplati durante questa nobile preghiera.

Un’ulteriore e significativa conferma di quanto scritto sopra ci è stata offerta nei giorni scorsi dallo Sato della Città del Vaticano che ha posto in circolazione due monete auree dal valore facciale (ma purtroppo non commerciale!) di 20 e 50 Euro dedicate al Pontificio santuario della Beata Maria Vergine del santo Rosario di Pompei, la cui edificazione, iniziata nel 1876, è frutto dello straordinario cammino di conversione e crescita nella fede del Beato Bartolo Longo, terziario domenicano. Una bella e, per quanto possibile fedele, immagine stilizzata dell’edificio religioso è offerta all’ammirazione di tutti sul rovescio del conio dal più alto valore facciale.
 

Per una felice coincidenza queste due emissioni pontificie sono state presentate al pubblico nei primi giorni del mese di ottobre, tradizionalmente dedicato dalla Chiesa universale ad una speciale attenzione e devozione alla preghiera del Rosario.  In questo modo le due piccole monete auree possono rappresentare un’occasione preziosa (in tutti i sensi!) per conoscere e amare sempre di più questa orazione prediletta  dalla Vergine Maria, come sembra porre in risalto l’immagine al rovescio della moneta da 20 Euro che riproduce un particolare del dipinto della Regina del santo Rosario venerato nella basilica.
 
 
La Madre di Dio desidera ardentemente la recita di questa preghiera che permette ad ognuno di contemplare, insieme con lei, i più mirabili misteri della salvezza dell’umanità.  È veramente Maria Santissima a mettere nelle mani dei fedeli  la sua “dolce catena” affinché la loro vita sia sempre più congiunta al Signore. La presenza nell’immagine dei santi Domenico e Caterina da Siena nell’atto di ricevere la Corona dalle mani della Vergine sottolinea come da sempre l’Ordine dei predicatori abbia tenuto in alta considerazione il Rosario, guardando ad esso come ad un sostegno nella contemplazione, una potente arma contro le insidie del male e un sostegno nelle fatiche dell’attività apostolica. Quante persone, nel corso dei secoli, hanno potuto incontrare il Signore, crescere nella fede e conseguire il premio eterno grazie all’assiduità a questa straordinaria orazione.
Le due raffigurazioni del Santo Padre Francesco presenti sulle due coniazioni colpiscono per la loro espressività e sembrano offrire degli ulteriori spunti di riflessione. La moneta da 50 Euro ritrae il Pontefice inginocchiato nell’atto di recitare il santo Rosario e sembra compendiare il sé tutte le parole di amore rivolte dal Successore  di Pietro verso il “salterio mariano” in questi primi anni del suo Pontificato. L’espressione di serena meditazione presente sul volto del Papa vuole sottolineare l’indole essenzialmente contemplativa e mai ripetitiva della preghiera del Rosario, la cui recita richiede raccoglimento e calma.
 

La gioiosa serenità raffigurata nell’effige di Papa Francesco presente sulla moneta da 20 Euro dovrebbe essere abituale nei devoti di questa orazione mariana che non ha mai annoiato quanti l’hanno recitata con autenticità ed amore filiale, ma, al contrario, ha sempre donato gioia e spirituale letizia, orientando il cuore dei fedeli ai tesori promessi nel Regno dei Cieli, immensamente più sublimi e desiderabili degli ori terreni che impreziosiscono le nostre monete.

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