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30 giugno 2010

Parma

I Domenicani giunsero a Parma nel 1222, un anno dopo la morte del loro fondatore. All’inizio, dato che si trattava di pochi frati, la loro prima residenza a Parma fu la canonica della Trinità vecchia, fuori delle mura della città. Nel 1233 essi passarono in Capo di Ponte, nell’Oltretorrente e presero residenza nella chiesa di Santa Maria Nuova, in località detta Martorano, che si trovava nel territorio dell’attuale Giardino Ducale.



Nel 1244, Guido Marazzi di S. Nazzaro, podestà di Parma, con il consiglio della Comunità, furono esortati a trovare ai frati Domenicani un’abitazione più comoda e così concesse loro il terreno che era compreso lungo tutto il fossato che dalla porta S. Barnaba arrivava fino a quella di S. Paolo e dalla “Giara fino alla Ripa”, come riferisce un pro-memoria del priore del convento.

“In detto luogo – continua il citato pro-memoria – fu fabbricata una sufficiente abitazione per alcuni Padri da Ugo Sanvitale, canonico della cattedrale, e nel tempo stesso fu ad essi donata la chiesa di S. Croce dal medesimo Sanvitale costruita nello stesso luogo nel 1254, perché i frati vi potessero compiere gli uffici ecclesiastici e predicare. Ad iniziare dal 1278, a causa di una rivolta per la condanna di un eretica, per alcuni anni i domenicani si esiliano volontariamente dalla città; per il ritorno dei frati a Parma fu necessario l’intervento del legato papale Latino Malabranca (cardinale e domenicano). In seguito si cominciò a fabbricare il convento e la chiesa, che fu terminata nell’anno 1333 nella struttura in cui presentemente si trova. Nell’anno 1259 il 24 ottobre Guglielmo della Giara, allora abitante a Bologna, donò ai detti Padri un sito con tutta la terra e casa contigua a quella già donata dalla città. Il 18 febbraio 1304 l’abate del Monastero di Fontevivo per mezzo del Pontefice Benedetto X cedette al convento di S. Pietro tutti gli edifici e case che i suoi Monaci tenevano in vicinanza della Porta di S. Barnaba, ricevendone in cambio l’Ospedale di Ponte Taro, che apparteneva alla cattedrale di Parma”. Da quanto è detto sopra si deduce che buona parte del terreno su cui fu costruita la Pilotta era dei Domenicani.

Come risulta dai documenti dell’epoca, e cioè dai rogiti camerali conservati nel nostro Archivio di Stato, i frati avevano ceduto non meno di cinque biolche di terreno ed alcuni locali del loro convento. Per avere una idea dell’estensione del terreno ceduto bisogna tener presente che l’area del piazzale della Pilotta e di quello del Guazzatoio occupano complessivamente una superficie pari a 9.600 mq, cioè circa tre biolche.

[Andrea]

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