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4 luglio 2010

Modena

I frati domenicani si stabiliscono a Modena all’inizio del XIII secolo. Non ci è noto dove allora essi abitassero e solo nell’anno 1243 cominciamo ad avere notizie particolareggiate su di loro, in quanto in quell’anno essi cominciarono la costruzione della chiesa di S. Matteo e del loro convento. Abbiamo un documento del 7 maggio 1244 che riguarda la topografia della chiesa e del convento allora in costruzione e che conferma quanto scrissero i cronisti. In quel documento si dice che, “avendo il vescovo Boschetti concesso ai frati predicatori di fabbricare in Modena una chiesa in onore di san Matteo Apostolo in località posta nella parrocchia di S. Marco, ed essendo quel luogo di proprietà del Capitolo della Cattedrale, i canonici modenesi, non volendo porre ostacolo all’opera, ma piuttosto darle aiuto, promisero a fra Filippo priore e provinciale dell’ordine, il quale accettò, il terreno che la Chiesa di Modena possedeva presso la chiesa di S. Matteo, per il prezzo giusto e conveniente”.







Da questo risulta che nell’anno 1244 esisteva, o meglio si costruiva, la chiesa di S. Matteo, già iniziata nell’anno precedente, e che per fare questo i canonici cedettero il terreno che possedevano nelle vicinanze. Nel documento citato si dichiara anzi che se i frati avessero avuto bisogno di occupare, entro certi confini, altro terreno o case di proprietà della Chiesa di Modena, sia per il convento che per i chiostri, sia per la chiesa che per l’orto, i canonici li avrebbero loro ceduti in vendita con pieno possesso, e si aggiunge che i detti canonici, con la licenza del vescovo, avrebbero rinunciato a tutti i diritti che la cattedrale aveva sul terreno su cui fu costruita la chiesa.

Il terreno, in parte ceduto ed in parte offerto dai canonici ai frati, era limitato a nord dalle fosse della città e dalla fascinata, che correva quasi parallela all’odierno Corso Cavour; ad est dal naviglio, il quale scorreva secondo l’asse del Palazzo Reale; a sud dal canale Cerca che seguiva il Corso Belle Arti gettandosi nel naviglio dove è la porta principale del Palazzo; ad ovest da una linea non precisabile, probabilmente parallela, o quasi, al confine di est, partendo dalla casa Savore, già dei Toschi di Carpi, e che si spingeva fino alla Cerca. Era quindi un vasto quadrilatero, sul quale esistevano anche delle case: e la chiesa di S. Matteo fu costruita là dove erano casa e terreno, prima di proprietà dei Bastardi, poi dei Canonici.

Quest’area comunque non fu del tutto occupata dai domenicani; infatti lungo le due rive del naviglio sorgevano delle case appartenenti alla cinquantina di Albareto: sulla riva destra vi erano quelle che si protraevano fino alla porta omonima e che furono demolite verso la fine del XIII secolo a causa della costruzione del primo castello degli Estensi; mentre sulla riva sinistra esistevano delle case che rimasero lì fino alla metà del XVII secolo quando furono abbattute per costruire il Palazzo Reale. Dato che queste case neanche nei tempi recenti sono appartenute ai frati, si può ritenere che non le possedessero neanche nel 1244 e si può stabilire con quasi certezza che ad oriente l’area occupata dai frati non aveva come confine il naviglio, ma bensì le case poste sulla riva sinistra dello stesso. Anche dal lato di settentrione i domenicani non ebbero il terreno fino al limite delle fosse: questo perché nell’angolo a nord est vi fu fino alla fine del XVI secolo il fabbricato dell’Arte della Lana e sulle fosse vecchie, nel 1578, vi era la casa Biancolini, che s’internava entro l’orto dei frati. Ad occidente si è incerti sulla linea di confine perché mancano dati sicuri per fissare i termini; però se si tiene conto della topografia di Modena nel XVI secolo, si scorge che l’attuale contrada Sgarzeria segnò almeno in parte il confine occidentale del convento. A mezzogiorno invece si è sicuri che il terreno fu occupato fino alla Cerca, perché vicino a questo canale sorgeva la chiesa di S. Matteo.

Contemporaneamente alla costruzione della chiesa i Padri Domenicani accudirono anche a quella del loro convento, il quale fu eretto al fianco settentrionale del tempio e che se all’inizio era di dimensioni piuttosto esigue, in seguito fu ampliato. Al convento fu annesso sin dall’inizio un orto che era situato a nord del convento e che si estendeva fino alle fosse della città dove nell’anno 1245 fu chiusa una fontana che lì si trovava e al suo posto l’acqua fu introdotta nel convento. Questa fontana forse è quella che tutt’ora esiste ad ovest dell’abside della chiesa odierna. Tuttavia la costruzione della chiesa e del convento non si compirono in breve tempo e forse non è errato pensare che per tutto il XIII si sia lavorato al loro compimento, servendo a far fronte alle spese i lasciti fatti al cenobio da pie persone.

Nel frattempo il convento di S. Domenico godeva già di considerazione in città e fuori, come prova il fatto che ad esempio nel 1291 Fra Bartolomeo dei Predicatori di Modena fu scelto come arbitro nella controversia fra la città di Modena e la Badia di Frassinoro.

[Andrea]

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