Dal Vangelo secondo Matteo (4,1-11)
Questa breve porzione di testo evangelico si situa all’indomani della seconda epifania di Gesù, il Signore dopo averci mostrato la necessità del battesimo ci mostra un'altra necessità: la necessità della preghiera, dell’isolamento, del combattimento spirituale. Infatti tutto questo è necessario per preparare il cristiano alla grande predicazione che è la propria vita.
Certamente come per il battesimo Gesù non ne aveva la stretta necessità ma ha permesso le lusinghe del diavolo per essere mediatore nel superamento delle tentazioni non solo attraverso l’aiuto ma anche e soprattutto mediante il suo esempio.
Per analogia potremmo vedere nel battesimo il momento nel quale noi frati domenicani abbiamo scelto di rispondere a quella chiamata che ci invitava ad entrare a far parte del numero dei discepoli, chiamata che non comporta la fine di ogni problema-tentazione ma anzi proprio l’inizio. Infatti il tentatore non può sopportare che noi abbiamo professato di volerci allontanare da lui e quindi la sua lotta diventa ancora più estenuante poiché la vittoria sui santi gli è molto più gradita.
Noi, con la professione religiosa, abbiamo deciso di tirarci fuori dal mondo per vivere nel deserto, per svuotarci delle opere del mondo per riempirci di Dio. Il deserto dice anche solitudine, esteriore ed interiore, ed è principalmente in questi momenti che il diavolo tenta. Il diavolo ci tenta attraverso le lodi, la gloria, Santa Teresa d’Avila scongiurava le sue sorelle di non dare mai pace a queste voci di lode poiché il mondo non esalta se non per abbassare, poiché ci inducono a pensare che abbiamo raggiunto la meta, il pinnacolo del tempio o l’alto monte. Dio ci invita a distaccarci da noi stessi ma chi non riesce a staccarsi dalle cose del mondo, dice S. Teresa, è meglio che se ne vada via dal monastero perché può succedere di peggio. Non bisogna scoraggiarsi in questa battaglia che è la vita, né tantomeno bisogna pensare troppo a queste tentazioni, che altro non sono che deliri di onnipotenza, ma piuttosto come ci raccomanda Teresa la Grande “facciamoci una risata” perché:
I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla. (Sal 33, 11)
Questa breve porzione di testo evangelico si situa all’indomani della seconda epifania di Gesù, il Signore dopo averci mostrato la necessità del battesimo ci mostra un'altra necessità: la necessità della preghiera, dell’isolamento, del combattimento spirituale. Infatti tutto questo è necessario per preparare il cristiano alla grande predicazione che è la propria vita.
Certamente come per il battesimo Gesù non ne aveva la stretta necessità ma ha permesso le lusinghe del diavolo per essere mediatore nel superamento delle tentazioni non solo attraverso l’aiuto ma anche e soprattutto mediante il suo esempio.
Per analogia potremmo vedere nel battesimo il momento nel quale noi frati domenicani abbiamo scelto di rispondere a quella chiamata che ci invitava ad entrare a far parte del numero dei discepoli, chiamata che non comporta la fine di ogni problema-tentazione ma anzi proprio l’inizio. Infatti il tentatore non può sopportare che noi abbiamo professato di volerci allontanare da lui e quindi la sua lotta diventa ancora più estenuante poiché la vittoria sui santi gli è molto più gradita.
Noi, con la professione religiosa, abbiamo deciso di tirarci fuori dal mondo per vivere nel deserto, per svuotarci delle opere del mondo per riempirci di Dio. Il deserto dice anche solitudine, esteriore ed interiore, ed è principalmente in questi momenti che il diavolo tenta. Il diavolo ci tenta attraverso le lodi, la gloria, Santa Teresa d’Avila scongiurava le sue sorelle di non dare mai pace a queste voci di lode poiché il mondo non esalta se non per abbassare, poiché ci inducono a pensare che abbiamo raggiunto la meta, il pinnacolo del tempio o l’alto monte. Dio ci invita a distaccarci da noi stessi ma chi non riesce a staccarsi dalle cose del mondo, dice S. Teresa, è meglio che se ne vada via dal monastero perché può succedere di peggio. Non bisogna scoraggiarsi in questa battaglia che è la vita, né tantomeno bisogna pensare troppo a queste tentazioni, che altro non sono che deliri di onnipotenza, ma piuttosto come ci raccomanda Teresa la Grande “facciamoci una risata” perché:
I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla. (Sal 33, 11)
fr.Manuel Russo o.p.
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