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27 novembre 2014

Dipingendo la Croce

Come comportarsi in seguito ad una richiesta particolare? Cosa fare per realizzare al meglio un'opera che sarà un mezzo per l'orazione personale dei tuoi confratelli? Come e in che modo dipingere un Crocifisso? C'è una bellezza nel Crocifisso che non può essere tralasciata? Come si può conciliare il segno scandaloso di un così orrendo supplizio con la figura salvifica di Cristo? Come si deve guardare lo “spettacolo” della Croce? Cosa deve trasmettere? Come rendere al meglio un'opera che in se e nella sua collocazione è e diviene un punto focale e segno per la meditazione del cristiano? Questi sono i quesiti che pervadono l'animo di colui che deve operare nel momento in cui si da inizio ai lavori di una particolarissima opera cioè un nuovo Crocifisso per la cappella di studentato.








Nella ricerca delle giuste risposte, subentra in aiuto un aspetto essenziale della nostra vita di religiosi, la Parola di Dio: “...noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani;ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio”(1 Cor 1, 23-24).  Accostandoti alla Parola di Dio in atteggiamento orante, spingendoti a chiedere con insistenza cosa e come devi fare, ecco che la Parola ti giunge all'orecchio, al cuore ed infine alle mani, solo così si da inizio nel trasmettere un'esperienza richiesta, desiderata, vissuta, interiorizzata, per poter essere partecipata a chi ti è accanto. Occorre predicare ciò che vivi e lo fai con i doni che Dio ti ha messo a disposizione, ed in questo caso tramite l'arte come afferma il tanto amato papa san Giovanni Paolo II nella lettera che rivolge agli artisti.

A questo punto inizia il lavoro concreto, non meno faticoso e importante della sua fase preparatoria. Si parte! Devo ritrarre colui che “ha provato la morte a vantaggio di tutti”(Eb 2,9).

Mio Signore conduci il mio pensiero,  illuminami il cuore, traccia il percorso alle mie mani, mostrami il tuo volto perché possa donarlo ai miei fratelli.

Mi sono riproposto di modellare con ciò che Egli ha creato, la sua immagine, il trono della sua gloria, trasmettere ciò che ho meditato per proporre artisticamente Colui che “è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono” (Col 1, 15-17). E' lui, l'Agnello immolato fin dalla fondazione del mondo, che tramite il suo Spirito dirige l'opera.

Ciò che ho voluto rappresentare è quel Dio che per semplice atto di amore si è fatto Uomo e si è fatto vittima per espiare i nostri peccati, per instaurare con noi una nuova ed eterna alleanza. Il soggetto è Lui, il Dio fatto Uomo, Cristo Gesù che è immagine del Dio invisibile ( Col 1, 15), un uomo concreto in carne ed ossa che cattura a se lo sguardo. I tratti della passione sono tutti presenti, i carnefici si sono scagliati duramente su questo uomo, eppure la luce che emana il suo corpo, abbandonato alla morte, è luce divina.


La croce diventa il suo trono di gloria, un segno forte, sottolineato non solo per la ricerca iconografica, ma anche per la bellezza del corpo senza vita di Cristo che pende dal patibolo, come chi ha appena spirato l'ultimo alito di vita, adagiando il suo essere vero uomo come a volersi donare sino alla fine in mani altrui.

Intanto però un altro pensiero invade la mia mente; Egli si muore in croce ma risorge, come fare per non bloccarne esclusivamente l'atto della morte ed evocarne anche la sua gloriosa risurrezione?

Continua...

Fra Michele Domenico Maria Spinali o.p.

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