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22 gennaio 2015

La chiesa all'ombra dell'Infinito


Questa settimana durante il consueto momento di preghiera presso la tomba del nostro fondatore dove eleviamo preghiere a Dio per intercessione del nostro san Domenico, la nostra preghiera è indirizzata, oltre alle numerose richieste di preghiera pervenuteci, alla nostra Provincia Domenicana d'Olanda; tutto ciò riconduce in primo luogo alla vicinanza orante per i nostri confratelli olandesi ma è inevitabile che il nostro pensiero ci porti a spaziare nella mente e ad immaginare i bei paesaggi dell'Olanda, alle sue caratteristiche, ai suoi colori, ai suoi grandi personaggi ed è tra questi che traggo un'ottima occasione per uno spunto di riflessione artistico-spirituale, rifacendomi alla figura di Vincent Van Gogh, grande pittore olandese che “purtroppo” rappresenta il prototipo più famoso di artista maledetto.

Artista inquieto costantemente alla ricerca del senso della vita che traduce nel suo operare, riuscendo a caratterizzare i suoi dipinti con l'espressione dei suoi stati d'animo. Nasce in Olanda il 30 marzo del 1853 (muore il 29 luglio 1890),  le sue opere, coloratissime, intense,  luminose e nervose insieme, sono costituite da una lunga serie di autoritratti, composizioni floreali e paesaggi di ogni genere. Una delle opere che vale la pena analizzare è la chiesa di Auvers, uno dei suoi capolavori che sembra esprimere il bisogno del senso della vita. Questo dipinto, insieme ad altre numerose opere che appartengono a riminiscenze delle scene dei paesaggi nordici della sua infanzia, è descritto dall'autore stesso in una lettera indirizzata alla sorella Wilhelmina:

«Ho un'immagine più grande della chiesa del villaggio - con effetto in cui la costruzione sembra essere viola contro un cielo di semplice blu scuro, cobalto puro; le finestre sembrano come macchie di blu oltremare, il tetto è viola e parzialmente arancione. Sullo sfondo, alcune piante in fiore e sabbia con il riflesso rosa del sole. Ed ancora una volta è simile agli studi che ho fatto a Nuenen della vecchia torre del cimitero, solo probabilmente ora il colore è più espressivo, più sontuoso.»

L'opera, olio su tela (94x74) fu realizzata nel 1890 ed è conservata presso il Musée d'Orsay di Parigi. In quest'opera, la tecnica pittorica, la composizione artistica, il gioco dei colori e delle linee ondulate suscita forti emozioni; impressiona il colore luminoso e brillante del cielo, intenso sia nel colore che nel tono cromatico, mentre toni più chiari, ma non meno brillanti sono riservati alla chiesa raffigurata, colori che richiamano il sole che la illumina dall'alto. Van Gogh dipinge la chiesa di Notre Dame che si trova ad Auvers sur Oise, un villaggio a nord di Parigi, un mese prima di togliersi la vita e la raffigura come deformata, quasi barcollante, oserei dire una chiesa che vibra in un movimento dell'animo. Egli infatti, non fotografa la realtà (tutte le sue opere testimoniano questo), ma la trasforma, la immortala in modo soggettivo facendovi trasparire il suo stato d'animo. In questo dipinto sembra quasi che il soggetto principale, cioè la chiesa, voglia assumere su di sé tutto l'interesse a cominciare dallo sguardo dell'autore per arrivare a quello dello spettatore, convogliare in essa tutti i pensieri, tutte le angosce, tutti i problemi del mondo (la sua centralità nella composizione pittorica può sottolineare ciò) e in tutto questo l'artista manifesta la sua profonda  inquietudine che traduce in pittura, creando un opera particolarissima.

Interessante può apparire anche una lettura del dipinto in chiave spirituale religiosa, una chiesa all'ombra dell'Infinito. In primo luogo è conveniente analizzare la composizione del dipinto; un'istantanea di un edificio religioso posto al centro dell'opera che fa da intermezzo tra il cielo e la terra raffigurati. Un cielo brillante e oscuro, misterioso, che bacia la terra luminosa e chiara grazie a questo particolarissimo legame che li unisce, “la chiesa”, la cui copertura è illuminata e spicca sullo sfondo del cielo e che allo stesso tempo con l'ombra della sua struttura architettonica crea una zona di congiunzione con la terra.


I colori sono brillanti e densi, utilizzati con nervose pennellate che creano un senso di movimento, un non restare fermi all'immagine, ma un farsi coinvolgere, un andare dentro non tanto nel paesaggio ma nello spirito dell'autore per scoprirne la ricerca interiore e capire il senso profondo del messaggio. Il cielo con il suo colore intenso e  i vortici delle sue linee, sembra alludere agli interrogativi profondi della vita. Il colore blu del cielo domina tutta la composizione; tale colore spesso utilizzato per rendere il concetto di mistero e profondità forse richiama, più che un semplice cielo terso di un vago paesaggio, la profondità del mistero divino che ci avvolge senza celarne la sua identità chiaramente, ma facendoci comunque partecipi con la sua luce, che illumina la terra, la chiesa e tutta l'umanità.

La chiesa, tra due strade al centro dell'immagine, pare voler richiamare l'importanza della vita spirituale. Lei è lì a tua disposizione e nello stesso tempo testimonia il grande legame che unisce Dio e l'uomo. Unisce il cielo e la terra, è illuminata dal mistero profondo di Dio (vedi la struttura architettonica, ma sopratutto la sua copertura), testimonia la sua fede con l'imponenza delle sue linee, racchiude in se il mistero che la illumina (vedi le vetrate che riprendono il colore del cielo), è posta lì davanti a noi, davanti al nostro quotidiano, pronta ad accogliere  e dare ristoro all'ombra delle sue ali. Poi appare la donna in cammino sul viottolo, che sembra  rappresentare l'umanità in cerca di salvezza, colei che intrapreso un cammino si accosta a ricercare, durante il suo pellegrinare, ristoro e pace. Infine la terra con le due strade dalle linee tremolanti, sembra voglia rappresentare la lotta tra il bene e il male, la scelta che ognuno deve compiere, la volontà di intraprendere il giusto sentiero che porta alla conoscenza di Dio, oppure intraprendere il cammino opposto che distoglie da Dio orientandosi verso il proprio Io.

L'immagine della chiesa, sotto quest'ottica, appare qui come se fosse la risposta al senso della vita che il pittore va cercando, mentre il tremolio generale delle linee, la scelta cromatica dei colori e la loro palpabile densità, manifesta l'angoscia del pittore, incapace di trovare risposte certe al suo male di vivere. Infatti raffigura l'edificio dalla parte absidale e non dal prospetto principale, come se non voglia arrivare a comprendere dalla via giusta, ma saltare le tappe e giungere direttamente alla comprensione senza entrare nella chiarezza del mistero divino. Infatti rende visibile e percorribile la scelta da fare: quale delle due strade? Quella che ci porta dentro noi stessi ritrovando il mistero d'amore che Dio ha riservato per noi? Oppure quella che ci porta lontano da questo mistero o magari dentro noi stessi appagandoci soltanto del nostro “io”?   L'esperienza inquieta di Van Gogh è la stessa che vive l'uomo contemporaneo, un uomo ubriaco della vita, barcollante, incattivito dalla ricerca egoistica del bene personale ma comunque bisognoso di pace e di senso la cui stabile risposta è Dio, che è il vero Bene dell'uomo.

Questa riflessione vuole chiaramente esprimere una personale lettura dell'opera di Van Gogh, lungi da me interpretare realmente ciò che l'autore abbia voluto donarci, magari si tratta di un semplice riprodurre un paesaggio a lui caro, con la sua tecnica pittorica senza alcuna pretesa, ma sono convinto che l'autore comunque sia abbia voluto esprimere qualcosa di se stesso, che ho interpretato in tale senso ma che lascio anche a voi la libertà di interpretazione di un messaggio personale tramite la lettura dell'opera.
Buona lettura allora!

Fra Michele Domenico Maria Spinali O.P.

1 commento:

  1. mi sento toccato da questo dipinto.. il nero sembra combattere con il blu del mio affidamento a Maria nel cielo della mia anima, della mia fede... i ragionamenti con cui radico la mia fede sembrano traballare davanti a questa prospettiva di lotta, così come l'architettura della chiesa... le finestre .. cieche.. non aiutano a vedere come i miei sensi chiusi nel raccoglimento prima della battaglia.. solo l'esperienza su cui poggia questa costruzione: il verde della collina, il continuo lavoro del contadino, il giallo dei campi, mi calmano e donano la speranza, che è certezza per le mie decisioni presenti e future che il Bene vince sempre...
    le tue pennellate, caro Vincent , come le preghiere sferzano la mia vita e la mia anima... mi disciplinano nella direzione da prendere e da seguire, tracciano - come un Rosario- il percorso verso il Cielo
    grazie, mio caro, carissimo Vincent

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