Mt. 16, 13-17
• Una grandezza sovrumana non meglio definita che ha allietato ed abbellito l’esistenza degli uomini, senza avere lui l’esistenza. (una specie di babbo natale)
Ad essi si contrappone, per la sua unità e immutabilità, la professione di fede della Chiesa che da duemila anni si fonda sulle parole di Pietro che abbiamo sentito: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Gesù, che vive e regna nell’intimità gloriosa di Dio è il Messia, l’esaudimento di tutte le attese dell’umanità, la salvezza del mondo. Queste non sono parole umane, come sottolinea Gesù stesso. In esse troviamo l’umile accoglienza dell’uomo alla verità rivelata da Dio. Del resto, non notiamo una certa uguaglianza tra la risposta di Pietro e le parole di Dio Padre che i vangeli riportano narrando i due episodi del Battesimo al Giordano e della trasfigurazione?
Anche a noi è rivolta la domanda “chi dite che io sia?” E’ una domanda decisiva. Dalla nostra risposta (come cristiani e in particolare come frati predicatori), dipende anche la risposta della gente.
Dinnanzi alla figura di Gesù non si può rimanere indifferenti. Il brano del Vangelo di Matteo che abbiamo ora ascoltato ci mostra le differenti reazioni suscitate dalle opere e dalle parole del Signore, in particolare durante il grande periodo della predicazione in Galilea. E’ curioso notare come Cristo sia tutto sommato considerato in modo molto positivo dalla maggioranza delle persone: Giovanni Battista, Elia e i profeti non sono certo persone di poco conto!
Ancora oggi Gesù non smette di colpire ed affascinare quanti, in modi diversi si accostano a lui. Secondo una moderna indagine, il suo nome è pronunciato più di tre milioni di volte ogni ora e i libri del Nuovo Testamento sono considerati tra quelli più influenti per la vita delle persone. Anche alcune religioni non cristiane gli riservano una speciale venerazione. Eppure quanta confusione. Se oggi il Signore ponesse nuovamente la domanda: “La gente chi dice che io sia?” cosa si potrebbe rispondere? Il cardinale Biffi, in un suo testo, sintetizza in tre categorie i diversi modi di considerare Gesù oggi:

• Un uomo straordinario, un genio religioso, politico, filosofico, che con la sua straordinaria personalità ha inciso un nuovo corso alla storia. Tuttavia rimane semplicemente un uomo.
• Un uomo realmente esistito, ma del quale non possiamo sapere nulla di certo. Un enigma storico destinato a rimanere irrisolto.
Insomma, ieri come oggi, i discorsi umani su Gesù non offrono certezze, ma solo opinioni diverse, frammentarie e riduttive.


La professione di fede non può limitarsi alle parole. Implica un cambiamento di vita. Se Cristo è il Figlio di Dio, non possiamo permetterci di ridurlo a semplice uomo. Troppo spesso oggi, purtroppo anche all’interno della Santa Chiesa, si considera la Divinità di Cristo un semplice accessorio di secondo piano rispetto alla sua umanità. Non dimentichiamo che Gesù ha assunto la nostra povera condizione umana per condurre ogni uomo alle altezze di Dio.
Confessare la messianicità di Cristo, significa automaticamente rifiutare che qualunque altra realtà prenda il suo posto e accettare di seguirlo sulla strada che egli cin indica: quella che conduce alla gloria passando per la croce. San Pietro, quando pronuncia la sua confessione di fede era ancora legato all’antica concezione di Messia diffusa nella cultura ebraica e solo un intervento deciso di Gesù lo aiuterà a comprendere questa nuova prospettiva.
Chiediamo la grazia di accogliere Cristo nel nostro cuore e di annunciarlo con verità al mondo parlando non secondo gli uomini, ma secondo Dio.
Fr. Alessandro B.M Amprino O.P.
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