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28 febbraio 2015

La tenerezza di Mary Ann




Ciò che più colpisce dei bambini è la loro tenerezza e bontà. Anche la scrittrice cattolica Flannery O’ Connor nel suo articolo degli anni 60’ Il mistero imperfetto della piccola Mary Ann lo sottolinea. Ma nel caso della O’Connor il discorso è diverso e ben complesso.  La piccola Mary Ann infatti è una bambina malata oncologica allo stato terminale.

Il paradosso, l’inspiegabile, il grottesco si intersecano nella riflessione della scrittrice americana. 

Lei stessa racconta, in questo articolo, che fu incaricata da parte di alcune suore di scrivere un romanzo sulla storia della piccola Mary Ann. Per una serie di motivi non ci riuscì. Così la O’Connor apre una digressione sulla storia di Nathaniel Hawthorne, uno scrittore americano che ebbe un incontro emotivamente molto intenso con bambini malati di cancro a Liverpool. Sua figlia, Rose Hawthorne, avendo condiviso l'esperienza del padre, ad inizio novecento sentirà in cuor suo di volersi consacrare al servizio di questi poveri fra i più poveri. Infatti, Rose, in religione Suor Alfonsa, fonderà, la congregazione domenicana delle Serve del Sollievo del Cancro Incurabile, oggi attiva ancora negli Stati Uniti d’America.

La O’Connor lega il progetto di Dio di Nathaniel, suor Rose e la piccola Mary Ann Quando guardiamo in faccia il bene possiamo trovarci di fronte ad una faccia come quella di Mary Ann, piena di promessa”. Nella sua pur breve vita, Mary Ann ha vissuto con tanti fratellini, sorelline, tanta gioia e la consapevolezza che quel tempo sarebbe stato un momento. Un momento di preparazione all’incontro con Gesù, il Dio della tenerezza.  Ecco il momento del paradosso e dell’inspiegabile, proprio nel vedere il male, la sofferenza innocente è facile buttare fuori Dio dalla propria esistenza. Sradicati dalla origine di tutto, si cerca la tenerezza altrove. Una tenerezza che è solo pura teoria senza pratica. La scrittrice arriverà a dire che questa tenerezza senza fondamento conduce alla barbarie dei campi di lavoro forzato e delle camere a gas. Conoscendo la tenerezza di Mary Ann, questa volta fondata in Dio, una certezza è quella con cui si conclude l’articolo della O’Connor. Anche Mary Ann, sulla scia degli Hawthorne, è inserita in un circolo di amore caritatevole. La chiesa cattolica chiama questo amore col nome di Comunione dei Santi. La O’Connor la descrive come “una comunione creata sulla imperfezione umana, creata  da ciò che facciamo nel nostro stato grottesco”.
in un lungo filo invisibile, ma annodato saldamente. Dice la scrittrice: “

Credo che il senso profondo della sofferenza umana possa risiedere proprio in questo: non si può spiegarla, nei limiti dell’umano, se non alla luce della croce, “scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani” (1 Lettera di Paolo ai Corinzi). La croce di Cristo comprende in sé tutta l’umanità. Le permette così di essere partecipe del suo sacrificio redentivo. Così ogni uomo e donna diventa immagine del Dio che, soffrendo, ama tutto il mondo. E amando in questo modo, cambia il mondo.

In questo amore agapico, si genera la tenerezza. Ecco il paradosso: nel momento in cui è visibile il male, ecco prorompere il bene. Un bene tenero, da accudire, difendere e tramandare. Negli occhi di Mary Ann e tutti gli altri bambini sofferenti, impariamo a trovare e diffondere la tenerezza del Dio crocifisso,

Gesù dolce, Gesù amore. 
Fr. Gabriele Giordano M. Scardocci op

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