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19 febbraio 2015

Provincia di san Giacomo del Messico

Una terra lontana è quella per cui quest'oggi pregheremo chiedendo l'intercessione di S. Domenico, nostro padre fondatore. Una terra dove le antiche tradizioni pagane e la luce del Vangelo si fondono, dando luogo a riti e credenze locali, come il "culto" della "Santa Morte". Parliamo del Messico, paese del centro America a maggioranza cattolica, dove però non sono mancate nella storia occasioni di lotta per la difesa del diritto alla libertà di culto, diritto oggi messo tante volte in discussione anche nella nostra "libera Europa dei diritti". Tra le battaglie più note in Messico non si può non ricordare la famosa Rivolta dei cristeros, oggi finalmente conosciuta anche in Italia grazie al film "Cristiada" uscito da qualche mese nelle sale cinematografiche. Ma la lotta ai cristiani non è solo questione di ieri, lo è anche di oggi.


Il Messico, al dire di alcuni, non è infatti "un paese per preti". Esso è infatti lo stato in cui si ha il maggior numero di omicidi di sacerdoti in tutto il mondo. Negli ultimi sei anni sono stati assassinati ben sei sacerdoti, e di altri tre si sono perse le tracce da tempo. Le motivazioni sono quasi sempre le stesse: i narcotrafficanti e i "signori della guerra" trovano fastidiosa l'azione evangelizzatrice e civilizzatrice dei ministri di Dio. Che fare dunque? Eliminarli. Ma essi non sanno che, come dice Tertulliano, "il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani".

I frati domenicani giunsero in Messico nel lontano 1526 per l'evangelizzazione delle popolazioni indigene. Ad oggi contano un buon numero di frati attivi negli ambiti più diversi come l'insegnamento, la predicazione del Rosario, la promozione della giustizia e della pace, la predicazione ai giovani e, non per ultima, una intensa attività di evangelizzazione ed aiuto alle realtà indigene locali.

Voglia il Signore benedire abbondantemente i nostri confratelli messicani e tutta la popolazione del Messico, grande e nobile paese che si trova a doversi difendere da due mali tanto subdoli quanto fatali: la corruzione e la violenza.

Sito web della Provincia S. Giacomo in Messico: http://op.org.mx/

3 commenti:

  1. Salve a tutti.
    Non vorrei che codesto mio commento suonasse come vagamente anti-clericale ma vorrei fare un appunto a quanto scritto.
    Ho vissuto in Messico e conosco abbastanza bene il paese. Per questo, il vostro post mi sembra fuorviante.

    Quando scrivete "i narcotrafficanti e i "signori della guerra" trovano fastidiosa l'azione evangelizzatrice e civilizzatrice dei ministri di Dio", vorrei far notare che i narcotrafficanti in Messico trovano ben più fastidiose altre cose (si veda il caso dei 43 studenti scomparsi di Ayotzinapa, Guerrero). In un paese devastato dalla "war on drug" e da una corruzione endemica, certamente l'azione civicamente coraggiosa e leale di un parroco causa malumori al cane da guardia di turno del narco-stato. Ma in un Paese dove dal 2006 vi sono stati almeno 60.000 morti ammazzati (secondo le stime ufficiali, il che lascia prevedere che le stime reali siano più elevate), dove solo nel 2014 vi sono stati 5000 desaparecidos, qual è il senso di dire che il narco sarebbe spaventato dall'evangelio? Ripeto il mio sentitissimo cordoglio verso i vostri poveri confratelli brutalmente uccisi. Tantomeno voglio negare il ruolo che alcuni parroci hanno rivestito nelle loro comunità di appartenenza (basti pensare all'azione coraggiosa del Padre Solalinde). Tuttavia Vi chiedo, perché non è possibile in un blog cattolico stabilire un dialogo che vada al di là della vostra confraternita? Ne giovereste voi in primo luogo.

    Cordiali saluti.

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  2. Caro "Anonimo",
    sono fr. Fabrizio, il frate che ha scritto il qui presente articolo. Anzitutto la ringrazio per il suo commento, perchè dal momento che quanto ho qui scritto non si tratta di un dogma di fede o di una verità rivelata, può essere certamente passibile di errori e/o limitazioni. E' vero quanto lei dice della situazione del Messico, delle uccisioni e dei rapimenti che avvengono di frequente per i motivi più disparati, ed è altrettanto vero ciò non riguarda solamente sacerdoti e religiosi.

    Deve però tener conto di una cosa, e cioè che l'articolo qui presente rientra tra quei brevi "inserti" che il nostro blog propone per far conoscere meglio la provincia religiosa domenicana per la quale pregheremo in quel determinato giorno. Mi spiego: il nostro è un Ordine presente in moltissimi paesi ed il maestro dell'Ordine (il superiore di tutti i frati, per intendersi) ha domandato agli studenti domenicani italiani di pregare ogni giovedì per una provincia religiosa diversa.

    Scopo, quindi, di questi brevi articoli non è quello di presentare tutta la realtà politico-sociale di uno stato, ma quello di proporre sinteticamente quale sia la situazione generale in cui si trovano a vivere una parte di nostri confratelli domenicani.

    Mi permetto però di dissentire su una sua affermazione che potrebbe contenere in sè il suo discorso in generale: "Qual è il senso di dire che il narco sarebbe spaventato dall'evangelio?". Rapimenti ed uccisioni, credo che ne siamo entrambi consapevoli, non sono eventi casuali (sebbene a volte sia anche così), ma mirati a qualcosa. Se è vero dunque, come è vero, che predicare autenticamente il Vangelo comporta anche un invito a liberarsi dalle schiavitù più diverse, risulta certamente scomodo e d'intralcio a narcotrafficanti e "signori della guerra" che qualcuno proponga a giovani e meno giovani altre vie per la realizzazione di sè, che non siano quelle della droga o della malavita, togliendo così potenziali acquirenti.

    Per quanto concerne l'invito a stabilire un dialogo che vada oltre la "nostra confraternita", mi sembra che il suo intervento sia già un "andare oltre", o forse? Troverà in questo blog articoli in tal senso. La invito a cercare. E credo come lei che dal dialogo ne gioveremo tutti, io, lei e tutti.

    Credendo che su questo punto siamo entrambi d'accordo, la saluto e la ringrazio nuovamente.
    E come lei dice: cordiali saluti!
    fr. Fabrizio

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  3. Salve fr. Fabrizio, sono il Sig. "Anonimo".
    Chiedo scusa, il mio non voleva essere un intervento fuori luogo, anche se mi rendo conto che lo è stato. Avendo a cuore, per motivazioni personali e non, la sorte del Messico mi sono forse lasciato traspostare da un'inutile verve polemica.

    La ringrazio della risposta, pronta e accurata.

    In ultimo, sono d'accordo con Lei sulla capacità del Vangelo di offrire un'altra via rispetto a quella del narco o di qualunque malaffare.
    Tuttavia il messaggio del Vangelo è concreto solo se viene concretizzato, è attuale solo se viene attuato. Un augurio perché la Chiesa messicana si muova in tal senso e si smarchi il più possibile da logiche che - ahinoi - potrebbero risultarle non del tutto estranee.

    E porgendoLe ancora i miei ringraziamenti, Le rinnovo la cordialità dei miei saluti.

    Sig. "Anonimo".

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