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30 marzo 2015

La trilogia del pennello

Finalmente la cappella dei frati studenti a Bologna è completa. Pian piano fr. Michele, frate studente della provincia S. Tommaso d'Aquino in Italia, ha dipinto – sì, ha questo dono! - diverse immagini per abbellire e rendere più accogliente la domus Dei dello studentato bolognese. 

Tra le diverse cose, egli ha voluto rappresentare i tre santi patroni delle Province domenicane in Italia: S. Caterina da Siena, S. Domenico e S. Tommaso d'Aquino. Forse perchè, come dice il detto, "vengono prima le donne", la prima ad essere stata rappresentata è stata proprio la nostra Caterina da Siena, patrona della mia provincia d'appartenenza. Il secondo, ma non per importanza, è stato il grande Tommaso d'Aquino, vero dottore e maestro per ogni studente domenicano. E l'ultimo ad esser stato dipinto è stato il nostro Santo Padre Domenico. Umile in tutto, anche nell'esser dipinto per ultimo: che grande uomo!

Nel dipingerlo, fr. Michele si è rifatto alle diverse descrizioni che ci vengono riportate dalle fonti più prossime al Santo, come per esempio il famoso ritratto fisico-spirituale che ne fa la Beata Cecilia scrivendo: "Aveva questo aspetto: era di statura media, di corporatura delicata, la faccia bella e un poco rossa, i capelli e la barba leggermente rossi, belli gli occhi. Dalla sua fronte, e fra le ciglia, irraggiava un certo splendore, che attirava tutti a venerarlo e ad amarlo. Sempre ilare e giocondo, se non mosso a compassione per qualche afflizione del prossimo. Aveva le mani lunghe e belle. Aveva una grande voce bella e risonante. Non fu affatto calvo, ma aveva la corona della rasura del tutto integra, cosparsa di pochi capelli bianchi." - (B. Cecilia, I miracoli del B. Domenico, cap. 15)
A chi capitasse di pregare nella nostra Cappella di studentato, vedrebbe dipinto fedelmente quanto qui scritto. Troverebbe davanti a sé un S. Domenico non troppo alto, con un bell'abito bianco coperto da un'ampia cappa e un largo cappuccio fino all'altezza dello sterno. Troverebbe un uomo sorridente, ma non di un sorriso sciocco e banale, bensì veritiero e profondo, proprio come quei sorrisi di chi è lieto dentro. Troverebbe un volto solare, direi splendente (viene in mente l'episodio in cui Mosè scendendo dal monte dopo aver dialogato con Dio aveva il volto lucente...). 

Se è un dono, dunque, avere intorno a sé una persona che sappia dipingere e si presti nel farlo, è doveroso al contempo dire una parola troppo spesso bistrattata: “grazie”. Anzitutto grazie a Dio, munifico dispensatore di ogni bene (come dice la liturgia), per aver donato a questo suo figlio la grazia del “ben dipingere”. Grazie poi allo stesso fr. Michele per questi suoi lavori, frutto – ne sono certo – di un lungo lavoro di pennello e preghiera. E grazie, infine, ai nostri Domenico, Caterina e Tommaso per essersi fatti loro per primi, ognuno secondo il suo proprio modo, testimoni del grande amore che il Padre ha avuto (ed ha anche oggi) per ogni uomo. 

Ma da tutto questo anche noi, che non siamo né santi né pittori,  possiamo imparare una cosa, e cioè che ognuno di ha dei talenti che gli sono stati affidati da Dio. “Io no, non ne posso avere, non sono buono a nulla!”, alcuni penseranno certamente. Beh, tu che la pensi così sappi che ti sbagli di grosso. Rileggi la parabola dei talenti, e vedrai che nessuno dei tre personaggi ne era privo. Tutto sta nel capire di quali talenti si tratti e, una volta ringraziato il Signore per averceli donati gratuitamente, di metterli al servizio del prossimo. 


Se è vero infatti che noi siamo - come dice il Signore - “servi inutili”, è altrettanto vero e certo che Dio ha deciso di servirsi amorevolmente proprio di questi “servi inutili”, donando loro quanto avrebbero dovuto dare ai propri fratelli... e non c'è nulla di più bello! Cosa vogliamo, dunque, di più dalla vita? E vi prego: non mi si dica un Amaro Lucano...!

1 commento:

  1. complimenti per le bellissime opere pittoriche. I tre santi (Domenico, Caterina e Tommaso d' Acquino) proteggano sempre tutti gli studenti. Alberto Becca

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